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Aumento del pensiero creativo nella narcolessia

Tra gli stadi del sonno, la fase REM è più frequentemente associata al sognare. Il collegamento tra creatività e sognare è stato un argomento di intensa speculazione, soprattutto basato su segnalazioni aneddotiche di scoperte scientifiche o artistiche fatto durante il sogno, come la tavola periodica di Mendeleev. Da notare che sia la frequenza con cui si ricordano i sogni, che la loro complessità, sono stati correlati a una più alta creatività. Inoltre, soggetti a cui viene chiesto di “incubare” un problema nei loro sogni, spesso ne sognano una soluzione. In linea teorica è stato proposto che, invece di puramente consolidare ricordi nuovi esistenti (un processo che avviene durante le fasi non-REM del sonno), la fase REM potrebbe permettere a queste tracce mnestiche di intrecciarsi e associarsi con ricordi già immagazzinati in nuovi e astratti modi. Il sogno nella fase REM può essere visto come un processo che detecta elementi con significato simile negli eventi passati per fonderli insieme per riflettere pattern sperimentali specifici. In accordo con questa teoria, solo l’1-2% dei sogni riportati sono una copia fedele di esperienze precedenti. Molti, piuttosto, iper-associano memorie differenti, risultando in memorie bizzarre e fittizie. In linea con questo assunto, alcuni studi hanno dimostrato che il sonno REM possa favorire la diffusione dell’attivazione di una traccia mnestica all’interno delle regioni corticali. Questo porterebbe a una riorganizzazione dei network associativi e ad un’espansione dello spazio di gestione dei problemi, cosa che aiuterebbe a formare associazioni non ovvie e a raggiungere nuove soluzioni. Lavori precedenti hanno mostrato che il sonno REM possieda un effetto benefico nella risoluzione di anagrammi e sulla risoluzione di problemi, che richiedano l’integrazione di informazione debolmente associate, in modo creativo. Dati di neuroimaging suggeriscono che la connettività funzionale di aree cerebrali associative di alto livello durante il sonno REM favorisca l’associazione tra memorie distanti. La letteratura rimane ancora scarsa per quanto riguarda l’associazione tra la creatività e il sonno REM con i sogni che lo caratterizzano. Inoltre, molti di questi studi sono basati su semplici test associativi, ma non valutano direttamente la creatività di per sé, come definita da Sternberg e Lubart nel 1999, ovvero l’abilità di produrre qualcosa che sia al tempo stesso nuovo (originale, inaspettato) e appropriato. 
E’ improbabile che la creatività sia istantaneamente ottenuta con un pisolino. Piuttosto, lo sviluppo della creatività probabilmente si estende negli anni, includendo numerosi periodi di sonno. Se questo fosse vero, studiare il ruolo del sonno REM per un ampio periodo non sarebbe semplice, per cui gli autori hanno ingegnosamente deciso di studiare soggetti affetti da narcolessia. Questi pazienti sperimentano eccessiva sonnolenza diurna, spesso accompagnata da una transizione diretta dalla veglia al sonno REM, definita SOREMs. Fanno pisolini ripetuti, che spesso contengono sonno REM, al contrario dei soggetti sani che fanno pisolini occasionali e raramente raggiungono il sonno REM durante il giorno. I narcolettici presentano sintomi di un sonno REM dissociato, tra cui catalessi, paralisi nel sonno, allucinazioni, REM sleep behaviour disorder e sogni lucidi. Inoltre, ricordano più di frequente e con complessità i sogni e possiedono un sonno REM più frammentato. Di conseguenza, i narcolettici, esibiscono un accesso privilegiato al sonno (in particolare a quello REM) e ai sogni. E’ interessante notare che i sogni lucidi siano stati associati positivamente alla creatività; per tutte queste ragioni ci si può aspettare che abbiano sviluppato alte abilità creative, tuttavia, dato il loro massivo livello di stanchezza, ci si può allo stesso modo aspettare che le loro abilità cognitive siano deficitarie. Gli autori hanno postulato che i narcolettici avrebbero ottenuto punteggi più alti nella valutazione della creatività rispetto ai controlli. Per testare questa ipotesi, hanno confrontato le abilità creative di soggetti affetti rispetto a soggetti sani usando questionari autosomministrati e un test formale per il potenziale creativo.

Lo studio si è svolto in due centri di riferimento per la narcolessia: l’Ospedale Universitario Pitie´-Salpeˆtrie`re a Parigi e l’Ospedale Universitario di Bologna dove sono stati reclutati 185 pazienti e 126 controlli sani. I pazienti hanno completato due questionari per la creatività,  il Test of Creative Profile (TCP) e il Creative Achievement Questionnaire (CAQ). 
Il TCP è costituito da 57 domande si/no, che esaminano tre differenti tipi di creatività, includendo i profili “innovativo”, “fantasioso” e “ricercatore”. Una persona innovativa cerca di cambiare una situazione per renderla migliore e ottiene punteggi più alti nelle frasi come: “in generale, quando si vuole ottenere qualcosa, si può solo contare su se stessi: nessuno è in grado di risolvere i tuoi problemi personali”. I soggetti con profilo fantasioso non sono direttamente coinvolti dai problemi terra-terra, ma possiedono un animo più poetico e possono essere descritti: “a un certo punto della tua esistenza sei stato preso dall’esigenza di scrivere o creare arte, anche solo per il tuo proprio piacere personale”. Il profilo ricercatore generalmente consiste di scienziati o inventori guidati da materie specifiche. Al contrario degli innovatori, non hanno idee da proporre per ogni argomento, ma solo su di una e a lungo termine; al contrario dei fantasiosi rimangono coi piedi per terra, col loro lavoro sottoposto alla valutazione di un rigoroso metodo scientifico e sperimentazione. Ciascuna risposta positiva è stata sommata e normalizzata su una scala di 100 punti per permettere il confronto tra i tre profili.
Il CAQ è un affidabile metodo di autovalutazione del proprio successo in 10 domini di creatività (arti visive, musica, danza, architettura, scrittura creativa, umorismo, scoperte scientifiche, teatro/cinema, arte culinaria). Per ciascun dominio il soggetto fornisce un punteggio tra 0 (“non ho formazione o talento riconosciuto in questa area”) e 7 (“Ho vinto un premio nazionale per questa area”). Per il punteggio selezionato, i soggetti indicano quante volte hanno raggiunto quel conseguimento. La somma di tutti i punteggi risulta nel punteggio totale si successo creativo.
Un sottogruppo composto da 30 soggetti sani e 30 narcolettici è anche stato sottoposto a un test formale per la creatività: l’Evaluation of Potential Creativity (EPoC), un test oggettivo che valuta le abilità creative. Contiene otto sotto test che valutano il pensiero divergente-esplorativo (trovare il maggior numero di soluzioni basandosi su un dato stimolo) e il pensiero convergente-integrativo (integrare svariati elementi in una sintesi coerente), in due differenti domini di espressione (grafica e verbale). E’ quindi capace di catturare la multidimensionalità della creatività. 
I soggetti con narcolessia hanno ottenuto punteggi più alti dei controlli nel totale di TCP e in ciascuno dei tre domini. Similmente, hanno ottenuto punteggi maggiori al CAQ e EPoC. Nel gruppo dei narcolettici, i soggetti con allucinazioni, paralisi nel sonno, disordine le sonno REM e sogni lucidi avevano punteggi più alti in TCP. I sogni lucidi sono stati associati a un più alto punteggio nel profilo Fantasioso e una tendenza all’associazione col profilo innovativo, ma non con quello Ricercatore. Invece, la cataplessia non ha influenzato la creatività. Alti livelli di sonnolenza e depressione sono risultati essere correlati a più alti punteggi di TCP.

Il risultato maggiore è che i soggetti affetti da narcolessia possiedono un potenziale creativo maggiore rispetto ai controlli. Questi risultati sono rafforzati dal fatto che i soggetti con narcolessia presentavano un livello educativo inferiore ai controlli, un bias che dovrebbe essere stato dannoso per i loro punteggi di creatività, in quanto più bassi livelli educativi erano stati precedentemente correlati a più bassi punteggi in CAQ e EPoC. Erano anche più stanchi dei controlli, costantemente combattendo l’urgenza di dormire e alcuni presentavano deficit dell’attenzione. Per questi svantaggi, ci si potrebbe aspettare capacità cognitive, inclusa la creatività, inferiori. Al contrario, i soggetti con narcolessia hanno ottenuto punteggi più alti nella maggior parte delle dimensioni creative. Inoltre, una più alta propensione alla sonnolenza, correlava moderatamente con un punteggio di creatività più alto al TCP. 
Gli autori concludono che la sonnolenza e gli stati dissociati di sonno REM e veglia, abbiano un impatto positivo sul profilo creativo. Suggeriscono che le performance più alte possano essere dovute a più frequenti opportunità di incubare e associare idee durante il sonno, specialmente in quello REM e di ricordarle dopo il risveglio. Questi risultati positivi potrebbero essere applicati in ambiente clinico per incoraggiare i soggetti con narcolessia a sfruttare tutto il loro potenziale creativo, fornendo un risvolto positivo quando si devono affrontare le difficoltà associate a questo disastroso disturbo del sonno.

Increased creative thinking in narcolepsy

Célia Lacaux, Charlotte Izabelle, Giulio Santantonio, Laure De Villèle, Johanna Frain, Todd Lubart, Fabio Pizza, Giuseppe Plazzi, Isabelle Arnulf, Delphine Oudiette

https://academic.oup.com/brain/article/142/7/1988/5506053

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