Disturbi Specifici dell’Apprendimento: intervista alla Dott.ssa Elisa Cabras
Oggi affronteremo il tema dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento attraverso l’esperienza della Dott.ssa Elisa Cabras, nostra Psicologa di area neuropsicologica.
Buongiorno dottoressa, iniziamo la nostra intervista chiedendole di parlarci un po’ di lei e della sua professione
Buongiorno, io sono una Psicologa di area neuropsicologica con formazione ed esperienza nel campo dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), Bisogni Educativi Speciali (BES) e ADHD (Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività).
Dopo la Laurea magistrale in Scienze del Corpo e della Mente, ho conseguito un Master in Neuroscienze e neuroriabilitazione e ho approfondito la mia formazione con un corso per Tutor DSA, BES e ADHD.
Mi occupo di prevenzione, diagnosi e riabilitazione dei deficit cognitivi in età evolutiva, nell’adulto e nell’anziano. Inoltre, mi occupo dell’inquadramento diagnostico e del trattamento di DSA, BES e ADHD.
Non mi definisco una psicologa dell’età evolutiva, perché la mia formazione non è specifica in questo ambito (non ho una laurea magistrale in psicologia evolutiva), ma nel campo della neuropsicologia più in generale. In breve, mi occupo della diagnosi e del trattamento delle alterazioni delle funzioni cognitive (come memoria, attenzione e linguaggio) in tutte le fasce d’età.
A quali soggetti si rivolge lo psicologo che si occupa di DSA?
Si rivolge a tutte le persone che riscontrano difficoltà nei processi di apprendimento e nelle abilità scolastiche (lettura, scrittura e calcolo). Ciò comprende bambini e ragazzi in età scolare e studenti universitari. In caso di minori, l’attività dello psicologo si rivolge anche ai genitori, che giocano un ruolo fondamentale nel percorso di valutazione e presa in carico dei propri figli.
Come lavora lo psicologo che si occupa di questa tipologia di disturbi?
Lo psicologo fornisce un servizio di inquadramento diagnostico per comprendere al meglio la natura delle difficoltà riscontrate. Fornisce indicazioni a genitori e insegnanti in merito agli strumenti e alle strategie ottimali per un sereno percorso scolastico. Inoltre, promuove – attraverso la valutazione delle abilità scolastiche e del funzionamento cognitivo – una maggiore consapevolezza dell’alunno, al fine di garantire un maggior benessere psicologico, accrescere l’autostima e il senso di autoefficacia. Gli strumenti utilizzati dallo psicologo sono:
- il colloquio clinico volto alla raccolta dell’anamnesi e di tutte le informazioni utili a indagare il problema presentato;
- i test neuropsicologici per la valutazione delle competenze cognitive del soggetto, al fine di escludere una loro eventuale grave compromissione e, soprattutto, individuare i punti di forza e di debolezza.
Abbiamo parlato di Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), ma cosa intendiamo nello specifico?
Per comprendere al meglio cosa sono i DSA è utile stabilire cosa NON sono: i DSA non sono una malattia, in quanto non sono causati da un danno a livello organico e non sono di natura transitoria. I DSA sono una caratteristica neurobiologica, che comporta un funzionamento atipico durante compiti che richiedono una specifica abilità (leggere, scrivere o fare calcoli), nonostante le capacità cognitive globali risultino nella norma. Tale caratteristica è innata e si presenta in età evolutiva, nei primi anni della scuola primaria, quando emergono difficoltà nell’automatizzazione (eseguire un processo in maniera veloce e accurata con un impiego minimo di risorse attentive) dei processi necessari alle diverse abilità scolastiche. Questo neuro-funzionamento atipico accompagna l’individuo per tutta la vita, tuttavia, attraverso una sua identificazione precoce e l’adozione degli strumenti opportuni, è possibile garantire al bambino una migliore qualità d’istruzione e intraprendere percorsi di potenziamento e compensazione delle abilità deficitarie.
Nei Disturbi Specifici di Apprendimento rientrano:
- la dislessia (disturbo della lettura in termini di velocità e correttezza),
- la disortografia (disturbo della scrittura in termini di correttezza grammaticale),
- la disgrafia (disturbo dell’espressione scritta dal punto di vista della velocità, fluidità e chiarezza del segno grafico),
- la discalculia (disturbo delle abilità aritmetiche).
Tali disturbi possono incrementare la dispersione scolastica e influenzare negativamente il benessere, l’autostima e la motivazione dell’alunno. Una diagnosi tempestiva permette di identificare e fornire gli strumenti più utili (previsti dalla legge 170) per un sereno percorso scolastico.
In Piemonte la diagnosi può essere effettuata dall’Asl o presso professionisti privati, in quest’ultimo caso, è possibile ottenere una valutazione in tempi più brevi rispetto a quelli previsti dal SSN, senza lunghe liste d’attesa.
Quando è possibile fare diagnosi?
Dal secondo quadrimestre della seconda classe della scuola primaria per quanto riguarda la Dislessia e la Disortografia, mentre per la diagnosi di Discalculia e Disgrafia è necessario aspettare il secondo quadrimestre della terza classe primaria. Tuttavia, se si riscontrano difficoltà nei primi anni della scuola primaria è possibile indagarle con una valutazione, al fine di impostare un eventuale training pre-diagnosi e fornire strumenti utili a genitori e insegnanti per potenziare le abilità risultate carenti.
Quali sono le difficoltà che un genitore riscontra e che gli suggeriscono di rivolgersi ad uno psicologo che si occupa di DSA?
Durante lo studio, si possono osservare maggiori difficoltà in compiti che per i coetanei risultano automatici (ad esempio riconoscere e scrivere le parole con le doppie, conoscere le tabelline o fare semplici calcoli a mente). Di conseguenza si riscontreranno: eccessivo carico sul sistema dell’attenzione, faticabilità, distraibilità, vissuti di frustrazione, autosvalutazione e rabbia.
Con quali figure collabora lo psicologo che si occupa di DSA?
La diagnosi di DSA è multidisciplinare e coinvolge le figure del logopedista, del neuropsichiatra infantile e, talvolta, del terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva (in caso di sospetto di disgrafia).
Può capitare che i genitori siano reticenti nel richiedere l’aiuto di uno psicologo?
Frequentemente, le difficoltà scolastiche di bambini e ragazzi vengono attribuite a pigrizia o scarsa motivazione, quando invece possono essere ricondotte a un disturbo in una o più aree dell’apprendimento. I genitori, spesso, tentano di aiutare il ragazzo come possono, cercano di spronarlo o gli impongono di studiare per tante ore il pomeriggio. Tuttavia, tali strategie non portano a nessun risultato e aumentano tensioni e frustrazione. Questo avviene perché non si conoscono le manifestazioni dei disturbi dell’apprendimento o si sottovalutano i possibili segnali. In caso di difficoltà scolastiche si consiglia di ascoltare con attenzione i vissuti del ragazzo e i racconti degli insegnanti, oltre che osservare le modalità utilizzate durante lo studio a casa. Lo psicologo, dopo una valutazione approfondita, sarà in grado di guidare genitori, insegnanti e ragazzi nella costruzione di strumenti e strategie funzionali.
Quali strategie si possono usare per convincere un adolescente a riconoscere i propri problemi e ad accettare l’aiuto?
Nel caso in cui i genitori sospettino la presenza di un disturbo dell’apprendimento e vogliano intraprendere un percorso con un professionista, è fondamentale spiegare al ragazzo in modo trasparente e semplice il motivo della valutazione e in cosa consisteranno gli incontri. Spesso, infatti, reazioni di rifiuto e paura possono essere causate dalla scarsa comunicazione o dal non sapere cosa aspettarsi da un percorso di questo genere. Può essere utile spiegare che le difficoltà riscontrate quotidianamente a scuola possono essere accolte e comprese, o che esistono delle figure in grado di aiutarlo a mettere in pratica delle strategie che rendano lo studio meno difficoltoso e più funzionale. I genitori e il ragazzo possono rivolgersi alla psicologa, che sarà disponibile a rispondere a tutte le domande riguardanti le modalità, gli strumenti e i possibili esiti della valutazione.
E con la scuola?
La cooperazione con la scuola è un elemento fondamentale per il sereno percorso scolastico del minore con DSA. Dopo la diagnosi, genitori e ragazzi non vengono lasciati soli. La valutazione cognitiva e degli apprendimenti, infatti, rappresenta un punto di partenza, non di arrivo. Al termine della valutazione, viene consegnata alla famiglia una relazione con la sintesi dei risultati e vengono identificati gli strumenti compensativi e dispensativi e le strategie educative ritenuti idonei per le caratteristiche del ragazzo. La relazione dovrà essere consegnata al referente della scuola, che potrà essere guidato dalla psicologa nella stesura del Piano Didattico Personalizzato. È possibile prevedere degli incontri con gli insegnanti, durante i quali vengono discussi gli eventuali progressi, analizzati gli strumenti funzionali ed esplorate le possibili alternative quando essi non risultino adeguati o siano di difficile applicazione.