Disturbi del sonno: le ipersonnie
Si definisce ipersonnia un disturbo del sonno caratterizzato da una eccessiva sonnolenza durante il giorno, e da un tempo di sonno totale prolungato.Non necessariamente si tratta di un sonno qualitativamente buono, anzi, abitualmente è un sonno disturbato o alterato in qualche modo, ma la durata totale del sonno è aumentata, e soprattutto il soggetto ha sempre sonno.
L’eccessiva sonnolenza diurna (EDS) è un problema sia medico che sociale. Infatti, quando fai fatica a svegliarti al mattino, rimani addormentato e sonnolento per tutta la mattina o addirittura per tutta la giornata, tutto diventa più complicato.
Il problema è a più livelli: in primo luogo, il nostro organismo ha un metabolismo più lento, fa più fatica a bruciare grassi e, tutti quei meccanismi biologici coinvolti nel metabolismo basale e nei ritmi circadiani, possono essere compromessi. Di conseguenza, il nostro corpo può sviluppare più facilmente patologie croniche, quali diabete, obesità, ipercolesterolemia, patologie autoimmuni, disturbi dell’alimentazione e dell’umore.
Inoltre, un’elevata sonnolenza diurna fa sì che le nostre capacità di mantenere l’attenzione e la concentrazione siano ridotte, compromettendo di conseguenza anche le nostre capacità mnesiche (in particolare la memoria a breve termine) e riducendo in questo modo la nostra efficienza sul lavoro e in tutte le nostre attività quotidiane.
Ne consegue un aumentato rischio di incidenti sul lavoro (basti pensare alle attività lavorative a rischio, su ponteggi elevati o con macchinari di precisione) e di incidenti stradali. Il problema della sonnolenza o della ridotta attenzione alla guida è una questione di primaria importanza, soprattutto per quelle categorie di lavoratori che passano molte ore alla guida, su percorsi prolungati o monotoni.
Allo stesso modo, per gli autisti dei mezzi pubblici che guidano tutto il giorno nel traffico cittadino e necessitano di un elevato livello di attenzione e prontezza di riflessi.
Uno studio condotto nel 2003, dall’Istituto dell’Economia e dei Trasporti Norvegese (Toi) hanno evidenziato che il rischio di incidenti stradali in un soggetto con sonnolenza, o affetto da disturbi del sonno che possono provocare sonnolenza, è da 2 a 7 volte più alto che nei soggetti normali, ed è doppio rispetto al rischio di incidenti indotto dalla assunzione di sostanze psicotrope (farmaci, droghe o alcol).
Inoltre, studi condotti dall’Aci dimostrano che stare svegli per 24 ore di fila comporta un rischio di incidente stradale pari a quelli provocato da un tasso alcolemico pari a 1 g/dl. Ricordiamoci che la legge italiana (ed europea) prevede il limite di utilizzo degli autoveicoli per un tasso alcolemico di 0,5 g/dl.
Ciò significa che persone che hanno un rischio di addormentamento elevato, o un severo calo delle capacità di attenzione, e che hanno un rischio di incidenti più elevato di chi assume una o due unità alcoliche, possono mettersi alla guida, senza alcun tipo di controllo da parte delle autorità competenti.
Nel corso degli ultimi anni, la normativa italiana ha iniziato a conformarsi alla normativa della Comunità Europea (Direttiva 2014/86/UE), che prevede un controllo nel rinnovo della patente per le persone affette da alcune forme di ipersonnia primaria e secondaria, ma in effetti siamo ancora lontani da un reale controllo della problematica.
Un’ulteriore considerazione legata al problema della sonnolenza diurna sta nella ridotta produttività. Nell’epoca in cui siamo tutti protesi a ottimizzare i risultati di produzione delle aziende, sfruttando al massimo le potenzialità sia diurne che notturne degli stabilimenti e distribuendo il lavoro dei dipendenti sui tre turni, ancora non siamo giunti a comprendere che la qualità del sonno dei dipendenti (e non solo la qualità delle condizioni lavorative) è un fattore importante per la loro produttività.
Un dipendente contento è certamente più produttivo di uno scontento, ma, se ha sonnolenza, la sua resa sul lavoro sarà inferiore, sia in termini di efficienza che di accuratezza. Questo concetto non vale solo per le grandi catene di produzione, ma anche e soprattutto per tutte quegli impieghi che richiedono capacità creative, relazionali e sociali o di programmazione e organizzazione.
Tutto questo significa che un’eccessiva sonnolenza diurna, non è solo un problema medico, legato alla ridotta qualità di vita di ciascuno di noi, ma è anche soprattutto un problema socio-sanitario: sia per il rischio a cui la persona con sonnolenza espone se stesso e gli altri (rischio di patologie acute o rischio di incidenti), sia per i costi socio sanitari che ne derivano (costi di ospedalizzazione, costi di ridotta produttività, costi legati agli errori sul lavoro).
Quando parliamo di ipersonnie, bisogna distinguere le forme primarie da quelle secondarie. La più famosa tra le ipersonnie primarie, anche se non la più frequente, è senza dubbio la Narcolessia.
