Il (difficile) rapporto con i medici

Dopo ben sei anni di stabilità umorale, il mio umore ha iniziato ad andare su e giù ballando la tarantella. Questo mi ha portata mio malgrado a ricominciare ad avere a che fare con gli psichiatri. Il fatto di avere un corpo che elabora gli effetti collaterali a modo suo, nella maniera più imprevedibile, non mi ha mai agevolata nella scelta delle medicine. Il fatto di avere un bel caratterino che elabora le informazioni a modo suo, non ha agevolato neanche i medici che devono avere sempre a che fare con una persona diffidente e polemica che non si affida al loro parere.

Il fatto che anche il medico spesso e volentieri non comprenda fino in fondo quello che gli sto dicendo mettendo in dubbio la mia esperienza e il mio percepito, mi ha resa negli anni una cagacazzi.
La maggior parte delle volte non ho sentito tutta questa grande attenzione alla mia qualità della vita, alle ripercussioni sia della malattia, sia della medicina sulla mia quotidianità. Né mi sono sentita compresa (e creduta!) fino in fondo.
E questa cosa, negli anni, ha cristallizzato la mia posizione rispetto al consulto medico. Che, finchè è possibile, è spesso faidate. Quindi dopo ben sei anni, sono andata di nuovo da una psichiatra. L’appuntamento, ovviamente, mi ha lasciata scontenta. Ma questa volta ho fatto ammenda al mio senso critico e ho contattato le mie grandi amiche medico (una neurologa, una medico di base) e il mio psichiatra di sempre che mi hanno aiutata ad elaborare il punto di vista del medico (dopo uno bello sfogo preventivo su quanto facciano cagare i medici!). Tutti e tre si sono messi dalla parte della psichiatra che ha ragionato e visto solo alcune cose, mentre io ero molto concentrata su altre. E mi hanno fatta cogliere le sfumature che la dottoressa ha notato, vedendomi per la prima volta. E che io dò per scontata (e cioè che sono bravissima, intelligentissima, diligentissima e come si permette di trattarmi come una sporvveduta!).
Insomma, ho quasi ragionato sulla cosa. Come sempre, mi ci è voluta quella buona dose di lamentela, scazzo, metabolizzazione del fatto che la malattia è una bella scocciatura, la malattia invisibile una grandissima noia. Ogni paziente è diverso, ogni sintomo è diverso e assolutamente contestualizzato alla storia di chi se lo porta addosso.
Chi sta dall’altra parte della scrivania deve fare una media statistica, deve fare appello alle sue conoscenze, a volte si scorda di curare il paziente curandone solo il sintomo, a volte, come nel mio caso, deve conquistarsi credibilità, fiducia, e deve anche orientarsi in una persona assolutamente disorientante. In cui si porta addosso problemi fuori dalla Gaussiana in maniera fuori dalla Gaussiana.
Se è stata una rottura di balle per me, chissà per lei. Se per me è stata una fatica, sono disposta ad ammettere che manco per lei deve essere stata una passeggiata. La buona notizia è che dopo settimane e settimane di depressione che non mi hanno fatta godere famiglia, mare, qualsiasi cosa mi stesse intorno, sono di nuovo pronta per nuovi approcci, medicine, medici e avventure. Grazie ad Elena, Alessandra, Francesca, Pietro, Davide e anche alla dottoressa Maria Cristina!Buon week end amici.

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