Essere parte di Insuperabili: intervista a Nicolò Agnoletti

Oggi lo Studio Medico Mens CPZ pubblica la rubrica dedicata ad “Insuperabili”.
“Insuperabili” è una Onlus che, attraverso la pratica dello sport, favorisce l’integrazione e la socializzazione di ragazzi con diversi tipi di disabilità (cognitiva, emotiva, comportamentale, fisica e motoria).

Oggi intervistiamo Nicolò Agnoletti, atleta dalla Selezione Insuperabili, nonché dell’Academy di Genova.

Come e quando hai scoperto il progetto di “Insuperabili”?

Ho scoperto il progetto di “Insuperabili” quattro anni fa, grazie a mio cugino, che giocava con loro già da parecchi anni. Ho fatto due prove di allenamento e mi sono innamorato subito di questa realtà, tant’è che, ad oggi, la considero come una seconda famiglia.

Come sono stati i tuoi primi momenti in “Insuperabili”? E’ stata la tua prima esperienza calcistica?

Sì, è stata la mia prima esperienza calcistica, per cui ho dovuto imparare da zero, piano piano, anche se non è stato il mio primo approccio allo sport in generale. Per quanto riguarda i primi momenti con la squadra di “Insuperabili”, invece, posso dire che inizialmente ero preoccupato nell’affrontare questa esperienza, avendo io Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA), ma poi ho fatto amicizia con i miei compagni e mi sono “lasciato andare”.

Quindi, oltre che a livello calcistico, “Insuperabili” è stata anche una bella scoperta a livello relazionale?

Sì, io faccio parte degli Insuperabili di Genova, ma, essendo parte della Selezione di “Insuperabili”, ho stretto delle belle amicizie anche con i compagni di Torino, che mi hanno incluso molto. Devo ringraziarli, sia loro che i mister. Il bello di questa esperienza è proprio che, rispetto ad altre esperienze sportive che ho vissuto, quando si gioca con “Insuperabili” lo si fa in un clima più famigliare, ti senti accolto dalla squadra: io poi, in particolare, ho stretto anche un bel rapporto con alcuni mister, si è creato un rapporto come si può avere con un fratello maggiore, a cui si confidano i propri problemi, non solo quelli calcistici.

Vuoi raccontarci qualcosa di particolare o di significativo della tua esperienza?

Una bella esperienza che ho vissuto con la squadra “Insuperabili” è stata sicuramente quella in Valtellina. Era il primo anno che giocavo nella Selezione, e quindi con i compagni di Torino, che non conoscevo ancora bene, ma quella è stata una occasione per consolidare un bellissimo rapporto . E poi la partita che ho giocato con la Selezione ad Alessandria, contro la Juve: in quell’occasione abbiamo vinto e ho anche segnato un gol, da difensore, che è il mio ruolo.

Cosa ti aspetti in futuro dall’esperienza con la squadra di “Insuperabili”?

Io ho 19 anni e, grazie a questa esperienza, mi aspetto in futuro di crescere, sia a livello calcistico che mentale, al di fuori dal campo.

Per concludere, perché consiglieresti ad altri ragazzi di iniziare a fare parte di “Insuperabili”?

Lo consiglierei perché, come ho detto, giocare in questa squadra non è come giocare in una squadra qualsiasi, ci si sente parte di una famiglia, ci vogliamo bene e ci rispettiamo gli uni con gli altri, anche nel rapporto con i mister e gli avversari; e questo aspetto nel mondo calcistico in generale a volte manca. Colgo, infatti, l’occasione per ringraziare mio cugino, che mi ha fatto conoscere il progetto, e poi il nostro presidente Davide Leonardi, che mi ha permesso di fare parte di questa grande famiglia, insieme a tutti i mister ed i miei compagni.

 

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