Fibromialgia: neuroinfiammazione

La sindrome fibromialgica è un disturbo di dolore cronico generalizzato caratterizzato da rigidità, affaticamento, stanchezza, anomalie del sonno e problemi cognitivi.

La sensibilizzazione centrale è riconosciuta come il principale meccanismo coinvolto ed è caratterizzata da dolore proveniente da uno stimolo che in condizioni normali non farebbe così tanto male (allodinia) e iperalgesia dovuta ad una risposta esagerata a uno stimolo doloroso.

La patogenesi della FMS rimane sconosciuta e senza criteri diagnostici oggettivi ma c’è una notevole evidenza di alterata circuitazione del dolore e anormale elaborazione del dolore.

Oggi, grazie anche all’azione mobilitante di pazienti e associazioni che alimentano la consapevolezza su questa tematica, l’esistenza della FM non è in discussione.

Seppure l’eziologia specifica della Fibromialgia sia sconosciuta, i moderni studi hanno evidenziato come certa la condizione di neuro-infiammazione in specifiche aree del cervello, come talamo e ipotalamo.

E come anche neuro-infiammazione, dolore neuropatico e processi autoimmuni siano connessi tra loro.

I passi sono piccoli, ma i tasselli che ci permettono di mettere insieme le notizie che abbiamo sulla fibromialgia aumentano. E noi cerchiamo di spiegarveli così.

Nel liquido cerebrospinale dei pazienti sono stati, infatti, rilevati aumentati livelli di citochine e mediatori pro-infiammatori. Queste molecole sono in grado di stimolare e prolungare la nocicezione (cioè, il processo sensoriale che rileva e convoglia i segnali di dolore) attivando specifici recettori lungo la via del dolore.

In maniera più specifica, si presta sempre più attenzione al ruolo dei mastociti, capaci di rilasciare mediatori pro-infiammatori e neurosensibilizzanti come istamina, bradichinina, fattori di necrosi tumorali e triptasi. Queste sostanze comunicano e attivano le cellule della microglia, responsabili della plasticità sinaptica e della prima e principale difesa immunitaria attiva nel sistema nervoso centrale.

Quando le cellule di questa microglia sono attivate da un segnale di pericolo, diventano ipermobili e rilasciano citochine pro-infiammatorie che sopprimono l’influenza dopaminergica, alterano l’umore del paziente e inducono la patogenesi di disturbi psico—cognitivi.

La Fibromialgia, dunque, non è solo un dolore cronico diffuso ma un’entità multisistemica che coinvolge anche altri sintomi neurologici oltre al dolore, come i disturbi cognitivi e sensoriali.

E, in questo modo, ci sono anche prove sufficienti ci sia una importante connessione tra i processi

Dato per certo, dunque, l’origine neuro-infiammatoria anche in assenza di ezio-patologia specifica, cosa si può fare?

Parliamo spesso di come un’adeguata attività fisica, modulata e curata da un fisioterapista e un medico possano essere utili per contrastare il dolore.

Così come discutiamo spesso di quanto sia importante curare appositamente l’alimentazione.

Il cibo è ciò che ci nutre e ci permette di sopravvivere. Più nutriamo adeguatamente il nostro corpo, più esso ci risponderà positivamente.

Quando abbiamo un disturbo cronico e generalizzato non possiamo non tenerne conto anche nella scelta di come nutrirci.

Avendo parlato di sostanze che aumentano la capacità neuro-sensibilizzante e infiammatoria, possiamo chiedere ad uno specialista di indicarci quali siano gli alimenti da favorire e quelli da evitare al fine di creare circoli virtuosi di disinfiammazione (o quanto meno per limitarne il processo) e prevenire, attraverso il cibo, l’aumento di sostanze che peggiorino la situazione.

Pensiamo, per esempio, ai cibi istamino – liberatori che dovrebbero essere evitati (data l’azione sul dolore dell’istamina) e invece ai cibi che invece favoriscono la quercitina e la luteolina per le loro proprietà anti-infiammatorie e anti-ossidanti.

Notevoli proprietà anti-ossidanti e neuro-protettive vengono dall’assunzione di integratori cosiddetti neurotrofici che ci possono aiutare a ridurre lo stato di infiammazione cronico.

Parliamo, per esempio, di una sostanza chiamata PEA, o palmitoiletanolamide, che sembra essere in grado di causare una diminuzione del rilascio di molecole a forte attività proinfiammatoria tra le quali le già citate e ormai conosciute istamina e le citochine; o dell’ALA, acido Alfa-lipoico che grazie alle sue proprietà anti-ossidanti, a quanto pare è un utilissimo alleato del sistema nervoso, fondamentale per il metabolismo energetico e per proteggerci dall’invecchiamento.

Integrando attraverso il cibo e aiutando il nostro corpo a produrre determinati tipi di sostanze possiamo aiutare molto il nostro organismo a compensare ciò di cui risultiamo carenti.

Leggere e documentarsi è importantissimo, soprattutto in un ambito così intellettivamente dinamico come la medicina e la fibromialgia.

Ma un dialogo sempre aperto con medici, nutrizionisti e fisioterapisti rimane l’arma migliore. Il nostro organismo ha bisogno di costante attenzione e consapevolezza. E noi dobbiamo dargliela se vogliamo aumentare la nostra qualità della vita.

Un pensiero riguardo “Fibromialgia: neuroinfiammazione

  • 13 Ottobre 2021 in 10:57
    Permalink

    Buongiorno, mi chiamo Ronco Barbara, ho letto l’articolo della d.ssa Manca Nathalie sulla fibromialgia. Io sto’ vivendo un vero calvario con sintomi di bruciore ai nervi, sonno inesistente, e depressione provocata da questi dolori. La mia domanda è : dove è a chi posso rivolgermi per un consulto? Ho gia’ effettuato senza successo terapie alternative.La dott.ssa Manca ha uno studio? Grazie per il vostro tempo.

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