Fibromialgia e lavoro

Lavorare con una malattia cronica come la fibromialgia è difficile.
La fibromialgia è una patologia fantasma, intacca la quotidianità delle persone che ne soffrono e rende disabili senza che la disabilità sia evidente.
Inoltre, spesso non si necessita di elementi visibili agli altri che giustifichino la disabilità, come un bastone o la sedia a rotelle.
È difficile farsi capire in famiglia, con gli amici.
Quindi non è difficile immaginare che in un ambiente come quello lavorativo, spesso complesso e conflittuale, una malattia invisibile venga scambiata per svogliatezza e si faccia fatica ad essere creduti.
A volte, proprio per paura di non essere creduti, si nasconde la propria sofferenza e la propria difficoltà, finendo con l’alimentare un circolo vizioso di rapporti lavorativi difficili.

La strada della fibromialgia per avere dignità pari a quella delle patologie visibili è lunga e complessa.
Qualche anno fa era difficile avere una diagnosi; adesso, piano piano, associazioni, istituzioni pubbliche e private stanno incrociando le loro forze affinché anche i pazienti fibromialgici vedano riconosciute le loro difficoltà.

L’interesse verso questa malattia sta, fortunatamente, crescendo e si inizia a parlare maggiormente delle problematiche legate al lavoro.
Si inizia a parlare di bisogno di tolleranza, del beneficio oggettivo che può avere un contratto di lavoro con maggiore flessibilità sui pazienti fibromialgici, di quanto sia importante rispettare i tempi e i ritmi di questi pazienti che possono cambiare di giorno in giorno, di quanto sia fondamentale adeguare il carico di lavoro per queste persone che non sono scansafatiche, ma che hanno delle difficoltà di cui l’azienda si deve occupare.  Si parla, dunque, di smart-working, di flessibilità o riduzione oraria, di polizze sanitarie agevolate, di uno sconto dell’età pensionistica. Come si parla, anche, dell’esigenza di una maggiore attenzione all’uso di dispositivi di protezione individuale.

Inoltre, si sta spingendo l’acceleratore affinché la fibromialgia venga riconosciuta come disabilità.
La disabilità, come sappiamo, non deriva sempre e solo da una menomazione fisica; disabilità è quando una malattia di lunga durata incide sull’integrazione sociale, scolastica e lavorativa della persona.
E noi sappiamo bene quanto la fibromialgia sia insidiosa per la quotidianità e che persino all’interno del proprio nucleo familiare queste persone fatichino ad essere credute e riconosciute nella loro difficoltà.

E’ importantissimo, dunque, che tutta questa fatica, questa sofferenza, questa difficoltà venga vista, riconosciuta e che, in qualche modo, abbia un bollino; perché se la legge tutela queste persone, allora tutta una serie di cose, anche se lentamente, potrà muoversi nella direzione in cui un lavoratore deve essere visto e guardato per gli obiettivi che raggiunge, indipendentemente dalla forma;  e anche se le modalità che lo rendono produttivo sono “diverse”, questo non significa che non sia bravo, che non possa lavorare, anche bene; che non abbia le stesse potenzialità degli altri.

La strada è tutta in salita, ma non dobbiamo scoraggiarci.
Le aziende si stanno accorgendo che l’inclusione, la sostenibilità e il bilancio sociale sono un valore aggiunto all’interno dell’economia organizzativa. Rendere produttive le persone conviene a tutti.
Le persone, messe nella loro forma migliore, lavorano meglio, ci sono meno sbagli, minor malcontento e le aziende incassano di più.
Perciò, ci aspettiamo e ci auguriamo che il fermento lavorativo porti ad una maggiore cultura dell’inclusione. E che questo abbracci anche i malati di fibromialgia.

Dunque, non incrociamo le braccia e continuiamo a lottare!

2 pensieri riguardo “Fibromialgia e lavoro

  • 11 Giugno 2021 in 12:26
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    Sono fibromialgica da quasi 5 anni la mia vita è completamente distrutta e nessun aiuto compresi i medici, come si fa a trovare un lavoro regolare con poche ore e che ci tuteli?

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    • 25 Giugno 2021 in 15:09
      Permalink

      Ciao Annamaria. Purtroppo la questione lavorativa è davvero complicata. Ma in qualche modo ce la si può fare.
      Se vuoi, scrivimi a nathalie.manca@gmail.com e posso vedere come aiutarti.
      Nathalie

      Rispondi

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