La figura del sessuologo: chi è e di che cosa si occupa?

Oggi proseguiamo con la seconda parte dell’intervista alla Dott.ssa Alessandra Milighetti, Consulente sessuale ed Esperta in educazione sessuale, soffermandoci in particolare sul tema dell’educazione all’affettività ed alla sessualità nella scuola.

Parlando di un’età particolare, quella dell’adolescenza, quanto è importante secondo lei, Dottoressa Milighetti, l’educazione all’affettività e alla sessualità?

Secondo me l’educazione all’affettività ed alla sessualità è fondamentale.
Purtroppo in Italia non è così usuale, anche se ci sono istituti e scuole più sensibili alla tematica che richiedono figure di esperti o di psicologi disponibili a fare questo tipo di percorsi, è ancora una scelta personale e soggettiva,basata molto sulla sensibilità che si in merito all’argomento e all’impatto di questo nell’esistenza giovanile.
Sarebbe però molto importante che i giovani sapessero che cosa significa la sessualità, che cosa significa avvicinarsi alla sfera della sessualità, soprattutto per creare la lettura vera, scientifica, che spiega la sessualità ma contestualizzandola, dandogli dei significati.
L’esperienza di un percorso di questo tipo contrasterebbe e darebbe letture diverse a quanto propongono i media la sessualità, qui la sessualità è decontestualizzata, è senza significati, per questo l’educazione sessuale nelle scuole sarebbe molto importante .

All’estero sotto questo punto di vista sono molto più aperti, in Italia, al contrario, purtroppo, siamo ancora legati a dei retaggi culturali, al luogo comune che fare educazione sessuale voglia dire insegnare a fare sesso. Non è così, significa dare degli strumenti ai giovani in modo che sappiano che cosa vuol dire fare sesso, che cosa vuol dire avvicinarsi alla sessualità, alla relazione, e avvicinarsi alla propria sessualità, capendo se stessi. Anche perché stiamo parlando dell’adolescenza, di un periodo in cui si sviluppa l’identità, attraverso un processo di crescita e di evoluzione.
Fare educazione sessuale significa aiutare l’individuo a comprendere che cosa sta succedendo nel proprio corpo, nei propri pensieri: le trasformazioni, gli ormoni, spiegare come mai da un momento all’altro si è interessati “all’altro” in modo diverso. Significa aiutare i giovani uomini e le giovani donne a non spaventarsi troppo, anche perché, a volte, questi cambiamenti sono abbastanza destabilizzanti.

Mi auguro che prima o poi anche le nostre scuole facciano questo passo e che anche il Miur ( Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca) sia il primo a promuoverlo.
A mio avviso l’educazione alla sessualità ed all’affettività dovrebbe rientrare come materia curricolare già dalle scuole elementari, iniziando a parlarne attraverso concetti legati alla famiglia, come ad esempio i temi della maternità e della paternità, per evitare che i bambini si creino delle loro teorie.
Oggi, i bambini sono sottoposti a troppi stimoli, il più delle volte non corretti,eccessivi, per cui, può capitare che un bambino a cui non interesserebbe ancora questo argomento, se in possesso di un cellulare, potenzialmente può essere sottoposto a stimoli che in quel momento non è pronto a ricevere e che non sa leggere. E questo comporterà sicuramente che quel bambino si crei una sua teoria, risponda come può a dubbi e domande, non avendo magari neppure lo spazio, a scuola e/o a casa, per poterne parlare, proprio per via dei tabù di cui parlavamo.
Quindi se ne dovrebbe parlare, soprattutto a scuola e soprattutto nel modo giusto: la scuola è infatti il luogo in cui , tranne in questo periodo, i bambini/ragazzi passano più tempo, è un luogo privilegiato di relazione, oltre la famiglia, e dovrebbe quindi formare anche in questo senso.
Essendo ancora più lungimiranti bisognerebbe formare i docenti in modo che possano seguire i ragazzi in maniera trasversale durante tutto il loro percorso scolastico, così che non si trovino colti di sorpresa o imbarazzati nell’eventualità si trovassero di fronte a problemi connessi ad argomenti e/o tematiche sessuali. Riportare questi argomenti in classe, parlarne, contestualizzarli servirebbe per canalizzare ed orientare un pò di più.

Parlando invece del periodo attuale, ormai da più di un anno ci troviamo ad affrontare la pandemia da Covid-19. Quali conseguenze ha avuto quest’ultima per quanto riguarda la sessualità?

Sicuramente la pandemia ha portato conseguenze a tutti i livelli. Per quanto riguarda la sessualità possiamo dire che chi aveva delle abitudini sessuali di tipo promiscuo, quindi non parliamo di relazioni ma di persone che vedevano nella sessualità magari un canale di sfogo, un’abitudine, probabilmente ha continuato ad averle anche nel periodo del Covid.

Ovviamente le relazioni tra i ragazzi, compatibilmente alla situazione, sono continuate. Diciamo che si è esasperato da un certo punto di vista tutto il fenomeno del sexting, l’erotismo, la sessualità tramite chat e cellulare: parliamo di fotografie che vengono scambiate per attivare magari nelle coppie un discorso erotico per rimpiazzare il fatto di non potersi frequentare.Ovvio che la sessualità non è questa, si impoverisce di tutto l’aspetto relazionale.

Per concludere, qual è il messaggio che vorrebbe che passasse dalla sua disciplina?

Mi piacerebbe molto che si pensasse alla sessualità come non appartenente ad un mondo a parte: la sessualità siamo noi. Noi siamo esseri sessuali e sessuati sempre, non solo quando facciamo l’amore. La nostra sessualità entra in tutte le relazioni, quando incontriamo l’altro esprimiamo una nostra sessualità, un nostro modo di approccio, che cambia molto, se ci pensate, quando ci rivolgiamo a persone dello stesso sesso o del sesso opposto e questo ci viene istintivamente.

Mi piacerebbe anche che passasse l’idea che la sessualità è una bellissima scoperta se noi la intendiamo integrata alla” persona”. La sessualità, infatti, non è legata solo all’atto sessuale. Una persona equilibrata e integrata con la propria sessualità è una persona che ha consapevolezza di sé e del proprio piacere, non solo fisico ma affettivo, intellettuale, tutti i livelli sono coinvolti. Noi, per cultura ed educazione, sappiamo esprimere meglio il concetto di dolore, quando invece bisognerebbe incominciare a esprimere e a considerare con la stessa dignità il concetto di piacere.
Non si può nascere, crescere sotto questo cappello che vede il dovere e il dolore come un qualcosa di prestigioso, che ti eleva, e il piacere come qualcosa che invece ti svalorizza, ti riduce. Non dico di mettere il piacere prima del dovere, ma almeno posizionarlo a pari livello.

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