Virginia Woolf
Virginia Woolf è una scrittrice inglese, nata a Londra nel 1882 e morta suicida nel fiume Ouse nel 1941: nel percorso che la portava al corso d’acqua si riempì le tasche piene di sassi per immergersi nel fiume e non tornare mai più a casa.
In età ancora adolescenziale dovette affrontare la tragica morte di sua madre e questo evento scatenò in lei i primi disturbi psichici e la malattia mentale che l’avrebbero accompagnata fino alla sua morte.
Virginia Woolf è stata una delle maggiori scrittrici del Ventesimo secolo, fu un’acuta intellettuale e si impegnò moltissimo per i diritti civili e delle donne, facendone un’antesignana del nascente femminismo.
Dopo la morte del padre l’autrice si trasferì a Bolomsbury.
Qui nacque il Bloomsbury Group, quello che divenne uno dei gruppi di intellettuali più influenti dell’Inghilterra di inizi del Novecento, che ebbe nella figura di Virginia una delle animatrici più fervide.
Il Bloomsbury Group era il nido dove intellettuali e artisti scambiavano idee, parlavano di arte e cultura.
Fu famoso per l’elevato numero di talentuosi che vi parteciparono, economisti, filosofi, romanzieri.
E divenne, inoltre, celebre perché era il punto di incontro degli spiriti liberi dell’epoca, che volevano scrollarsi di dosso i rigidi dettami della società imposti dall’epoca vittoriana, per dare spazio a valori come l’onestà, la chiarezza intellettuale, la sincerità nei legami interpersonali.
Virgina Woolf fu una vera e propria innovatrice, nelle tecniche di narrazione.
Si rifiutò di adottare le tecniche convenzionali di narrazione basata sulla sequenza cronologica per dare spazio al tempo psicologico dei personaggi, al flusso di coscienza, al loro pensiero intimo, alla lucidità di quei rari momenti della vita in cui si sentono con chiarezza i propri sentimenti e della realtà della propria condizione, quelli che lei chiamava i “moments of being”.
Vi lasciamo con la lettera che Virginia Woolf scrisse al marito, Leonardo Woolf (con il quale aveva fondato una casa di editrico) prima di suicidarsi:
Carissimo,
sono certa di stare impazzendo di nuovo. Sento che non possiamo affrontare un altro di quei terribili momenti. E questa volta non guarirò. Inizio a sentire voci, e non riesco a concentrarmi. Perciò sto facendo quella che sembra la cosa migliore da fare. Tu mi hai dato la maggiore felicità possibile. Sei stato in ogni modo tutto ciò che nessuno avrebbe mai potuto essere. Non penso che due persone abbiano potuto essere più felici fino a quando è arrivata questa terribile malattia. Non posso più combattere. So che ti sto rovinando la vita, che senza di me potresti andare avanti. E lo farai, lo so. Vedi, non riesco neanche a scrivere come si deve. Non riesco a leggere. Quello che voglio dirti è che devo tutta la felicità della mia vita a te. Sei stato completamente paziente con me, e incredibilmente buono. Voglio dirlo – tutti lo sanno. Se qualcuno avesse potuto salvarmi, saresti stato tu. Tutto se n’è andato da me tranne la certezza della tua bontà. Non posso continuare a rovinarti la vita. Non credo che due persone possano essere state più felici di quanto lo siamo stati noi.
V.
