Tumore: quando è il caso di avviare un processo diagnostico di tipo genetico?

Con molto piacere oggi vorrei presentarvi il Dottor Salvatore Gallone, Genetista Specialista in neurogenetica. Attraverso la sua esperienza affronteremo il tema dell’oncologia e della genetica, soffermandoci, in particolare, sull’importanza dell’affidarsi a professionisti qualificati.

Le neoplasie, secondo le stime, saranno una delle prime cause di morte a livello globale entro il 2030. Ma cosa si intende per tumore?

Per tumore si intende una neoformazione cellulare di natura differente rispetto a quella del tessuto in cui cresce.
Un tumore può essere benigno o maligno. Ha natura benigna se non stravolge la struttura delle cellule, maligna se invece ha una crescita completamente differente, da un punto di vista cellulare, rispetto al tessuto da cui si è originata e delle caratteristiche, soprattutto di tipo morfologico e di invasività differente.

Cosa si intende per predisposizione familiare?

Per predisposizione familiare si intende tutta una serie di fattori genetici e non, per cui ci sono anche dei fattori ambientali, che possono essere, ad esempio, l’ambiente in cui si vive, il contatto con alcune sostanze…, che possono in qualche modo favorire il differenziamento di una cellula e la crescita di un tumore.

Questi fattori non sono quindi la causa scatenante, bensì quella favorente, perché possono indurre lo sviluppo di un tumore in un soggetto rispetto ad un altro a parità di rischio.

Quindi predisposizione genetica ed ereditarietà non sono la stessa cosa?

No, assolutamente no.

La predisposizione genetica è un fattore poligenico, dipende quindi da tutto un insieme di geni, che formano un’assetto genetico. Questi diversi geni, che collaborano tra di loro, possono aumentare o diminuire i fattori di rischio, cioè avere maggiore o minore probabilità di sviluppare un determinato tumore.

Il tumore ereditario, invece, è causato da uno o più geni, principalmente un gene, che, se si altera, ovvero se cambia la sua struttura e la sua funzione, nel momento in cui cambia la sua struttura innesca una crescita abnorme e di conseguenza un tumore; è geneticamente programmato.
Diventa poi un fattore ereditario perché è soggetto alle regole di trasmissione ereditaria, le classiche leggi di Mendel. Quindi quando si eredita quel difetto, si eredita quella caratteristica abnorme, e quindi l’insorgenza, non più la predisposizione.

Esistono delle tipologie di tumore a cui bisogna prestare più attenzione, qualora insorgano in alcuni membri della propria famiglia?

Quasi tutti i tumori hanno una predisposizione genetica ovviamente, però, questa predisposizione non ha un valore predittivo-diagnostico. Al contrario, ci sono alcuni tumori in cui c’è una percentuale di questi dovuti a cause genetiche, ne sono un esempio il tumore alla mammella, il tumore del colon, i tumori renali…

A seconda degli organi, la percentuale dei tumori genetici che sono sicuramente di origine genetica ereditaria, varia tra il 5 ed il 15%. Ciò significa che l’85% non lo sono, cioè sono dovuti ad altre cause, che possono essere predisposizione o cause ambientali.

Per cui dipende molto dal tumore e dall’organo che ne è colpito; per il tumore ai polmoni, ad esempio, l’ereditarietà è molto bassa.

Quando è il caso di avviare un processo diagnostico di tipo genetico?

Per valutare se effettivamente sia il caso di avviare un processo diagnostico di tipo genetico, bisogna sicuramente consultare un oncologo ed un genetista, iniziando da una consulenza di primo livello. Se poi emergono indicazioni ad approfondire allora si innesca un percorso di secondo livello o di terzo livello, più approfondito, andando però sempre per gradi.

Cosa si intende per consulenza genetica oncologica?

Esistono due livelli di consulenza genetica oncologica.

Il primo prevede una valutazione preliminare sulla possibilità che in quella famiglia ci sia un tumore effettivamente ereditario, solo una familiarità o addirittura una sporadicità, ovvero la situazione in cui non ci sono particolari indicazioni alla familiarità.

La consulenza diventa di secondo livello quando si evidenzia una particolare familiarità o addirittura un rischio genetico verificato da esami o da altri accertamenti che portano a dire che quel tumore ha un’origine genetica.
In questo caso si va a cercare di associare il rischio, la presenza del difetto genetico e la forma clinica, cioè il tipo di tumore che ne può derivare. Si vanno a correlare i dati genetici con i dati clinici e familiari e si valuta anche il rischio di trasmissione reale che ha il soggetto.

Presso il Centro Medico Mens CPZ è possibile usufruire di questo tipo di consulenza. Cosa si deve aspettare il paziente? E’ sempre necessario eseguire test genetici?

No, nella prima visita si fa una valutazione clinico-matematica sull’origine genetica del tumore, valutandone il tipo, la sede, l’origine, l’istologico.

Se in questa prima valutazione il rischio che il tumore sia genetico supera un certo valore soglia, che noi abbiamo identificato, allora a quel punto si può valutare di approfondire in maniera più specifica e dettagliata la ricerca delle eventuali cause genetiche. A tal scopo si prescrivono esami genetici mirati per la ricerca delle alterazioni e, se risultassero positivi, si procede con una valutazione clinica delle correlazioni esistenti tra le mutazioni che si sono trovate ed il tipo di tumore.

Non bisogna quindi esagerare nel fare esami se non ci sono delle indicazioni specifiche sulla possibile origine genetica della malattia, anche perché parliamo di esami diffusi ma che hanno dei costi che, per quanto si siano ridotti, rappresentano comunque un certo esborso di denaro per i pazienti o eventualmente per il sistema sanitario.

Qualora sia poi davvero necessario eseguire degli esami bisogna rivolgersi a centri specializzati, in cui il personale sia qualificato sia per l’esecuzione che dal punto di vista interpretativo. Questo perché i referti vanno interpretati, spiegati e in alcuni casi anche analizzati, per cui, se non c’è un supporto di consulenza genetica adeguato in questo senso, le conseguenze possono essere anche gravi e rischiose perché si può avere un falso positivo così come un falso negativo.

Perché l’aspetto interpretativo è molto importante?

Il problema interpretativo esiste proprio perché le conoscenze tecniche sono ancora limitate al numero di geni che sono sicuramente associati ai tumori, probabilmente ce ne sono molti di più ma non siamo ancora sicuri, non sappiamo quali siano. Per cui, di fronte a geni nuovi bisogna essere molto cauti prima di associarli con certezza a un tumore e dire di averne trovato la causa.

La consulenza genetica oncologica può essere anche utile per valutare il rischio genetico della prole, oltre che per conoscere le possibilità diagnostiche e terapeutiche per se stessi?

Se si accerta l’origine genetica sì.
Se entriamo in un secondo livello, in cui si è accertato che quel tumore è ereditario, a quel punto si innesca un rischio per i parenti perché c’è una causa genetica che si trasmette mediante delle leggi e quindi un rischio in funzione del tipo di parentela.

Con il tempo si scopriranno nuove cause genetiche?

Sicuramente, con il tempo, le cause genetiche dei tumori aumenteranno perché il tipo di esami che si fanno hanno sempre una maggiore accuratezza e sensibilità e perché le conoscenze genetiche andranno ad aumentare.

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