Buon San Valentino!

“Scusa, ma davvero non capisco come TU possa migliorare ME”.

Una volta, per convincermi ad uscire con lui, un ragazzo mi disse che frequentare una persona è bello, perché ci si può migliorare a vicenda.
Questo fu quello che gli risposi.
E possiamo stabilire, in un certo qual modo, che questa è la frase emblema del mio rapporto con le relazioni sentimentali.

In coppia sono divorata dai dubbi, sulla perfezione dell’accoppiata (e se sto perdendo tempo?); prima di entrare in una coppia, i difetti dell’altro accuratamente focalizzati e catalogati, mi mettono ansia (io, che sto così bene da sola, devo proprio sopportare sto rompicoglioni?).

Insomma, neanche quest’anno il mio post di San Valentino si prefigura particolarmente romantico.

Ma prima di lasciarvi, vi riassumo una cosa molto interessante letta qualche giorno fa:
Secondo un terapista di coppia canadese, nel processo amoroso entrano in gioco 3 cervelli:
– il cervello rettiliano, dove risiede la sessualità;
– il cervello mammifero, o limbico, rivolto alle emozioni; ed è quello che entra in gioco quando ci sentiamo tanto coinvolti (senza sapere perché) per persone senza capo né coda;
– il terzo cervello, ovvero, la neocorteccia, quello legato al pensiero e alla ragione.

Nel processo che tanto ci piace, il cervello secerne ormoni come l’ossitocina, la dopamina, la feniletilamina, che ci fanno sentire tanto drogati per un periodo che va da 12 a 14 mesi.
Dopo di che…ci resta il coso con tutti i suoi bei difettucci. E ciao droga che ci aiuti a sopportare tutto sto poropomperoperò di roba.
A quel punto la neocorteccia ci fa vedere cosa ci siamo caricati davvero e se ne vale la pena accollarci tutto solo perché 14 mesi prima eravamo obnubilati da chissàcheccosa e intravedevamo un viaggio pieno di felicità con lo sconosciuto peloso e puzzoso che ci gira intorno.

La storia finisce dolorosamente?

Ebbene, alla fine dell’articolo c’era il consiglio del terapista: usare la neocorteccia per decondizionare il cervello limbico.
Prendere carta e penna e scrivere tutti i difetti e tutti i brutti ricordi legati alla persona dalla quale ci vogliamo staccare.
In questo modo, la neocorteccia entrerà in gioco per fare un lavoro di decondizionamento sulla parte innamorata.
E così, mano a mano, anziché pensare a quella persona con emozione, inizieremo a pensare a quella persona con, forse, un po’ di obiettività.

Perciò, cari amici per questo San Valentino vi auguro questo:
una buona fase limbica, tanta fase rettiliana e il coraggio della neocorteccia sempre!

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