ALIMENTAZIONE E MALATTIA DI ALZHEIMER

In tutto il mondo più di 50 milioni di persone sono affette dalla malattia di Alzheimer, secondo le stime fatte dagli esperti se non si metteranno in atto azioni preventive, nel 2025 questo valore sarà tre volte maggiore rispetto a quello attuale. La strategia più promettente è quella di abbattere i fattori di rischio modificabili, tra questi, lo stile di vita ed in particolare le abitudini alimentari svolgerebbero un ruolo di primaria importanza. Sempre più studi scientifici mostrano come alcuni protocolli dietetici proteggano dal declino cognitivo durante l’invecchiamento. I meccanismi che governano gli effetti del cibo sul nostro sistema neuro-cognitivo non sono del tutto chiari, ma è probabile che siano coinvolte le vie infiammatorie; l’infiammazione infatti è fortemente implicata nella patogenesi della malattia di Alzheimer.

Diversi nutrienti e componenti bioattivi che troviamo negli alimenti possono influenzare i processi neuro-infiammatori: i polifenoli, i grassi insaturi e le vitamine antiossidanti inibirebbero lo stress ossidativo e la neuro-infiammazione, mentre i grassi saturi promuoverebbero l’infiammazione, in particolare a livello ipotalamico. Anche alterazioni del microbioma intestinale possono amplificare la neuro-infiammazione e accelerare la neuro-degenerazione, è proprio per questo che non dobbiamo dimenticarci che la disbiosi intestinale è influenzata ampiamente dalla dieta.

Attenzione però! Noi non ci nutriamo solo di singoli alimenti o nutrienti, per cui non possiamo focalizzare la nostra alimentazione solo sui singoli componenti della dieta ma dobbiamo ampliare la visione e considerare che tutto ciò di cui ci alimentiamo agisce in modo sinergico sulla nostra salute. E’ proprio per questo che si parla di pattern alimentari.

Secondo una recente revisione della letteratura scientifica, due sarebbero i modelli alimentari più idonei per la prevenzione dell’Alzheimer: la Dieta Mediterranea e la DASH Diet, quest’ultima realizzata per il trattamento dell’ipertensione.

LA DIETA MEDITERRANEA

Si tratta di un modello alimentare tipico dei paesi mediterranei, caratterizzato da un elevato consumo di frutta, verdura, cereali integrali, frutta a guscio e legumi; un consumo moderato di pesce, pollame ed alcol (in particolare vino rosso, ai pasti) e bassa assunzione di carni rosse e trasformate, la fonte principale di grassi è rappresentata dall’olio di oliva. Un’elevata aderenza a questo stile di vita ha mostrato un’associazione positiva con la funzione cognitiva, in particolare con la memoria. Ma non è stato osservato solo questo! Infatti numerosi studi hanno messo in evidenza di come la Dieta Mediterranea contribuisca all’integrità del sistema nervoso in tutto il corso della vita, in particolare agirebbe positivamente sulle strutture cerebrali e ne preverrebbe l’atrofia aumentando anche le connessioni tra neuroni.

LA DASH DIET

La DASH Diet è stata elaborata come approccio dietetico finalizzato al trattamento dell’ipertensione arteriosa. Come la Dieta Mediterranea anche questo protocollo prevede un elevato apporto di frutta, verdura, frutta a guscio e prodotti integrali; tuttavia a differenza della precedente, la DASH Diet pone maggiore enfasi su alimenti a basso contenuto di grassi, a basso contenuto di sodio e non raccomanda il consumo di alcol. I benefici apportati da questo modello sarebbero correlati principalmente con la riduzione dell’intake calorico. Mediante l’applicazione di queste linee guida, si è osservato negli anziani una migliore funzione cognitiva e un declino cognitivo più lento. Tuttavia ad oggi non c’è ancora una certezza assoluta sulla sua efficacia che deve essere ancora confermata da ulteriori studi scientifici.

Ma che cosa accomuna questi modelli alimentari? Si tratta di approcci dietetici che promuovono un’alimentazione a basso contenuto di grassi saturi, zuccheri e sono caratterizzati da un alto contenuto di antiossidanti, fibre e polifenoli, che hanno potenziali effetti non solo sulla salute del cervello. È probabile però che i numerosi composti bioattivi all’interno di questi modelli alimentari agiscano anche in modo sinergico riducendo i processi neuro-infiammatori coinvolti nella neuro-degenerazione.

MICROBIOTA INTESTINALE

Almeno il 60% delle variazioni del nostro microbiota intestinale sono dovute alla nostra dieta, da questo dato si evince l’importanza delle nostre abitudini alimentari e di come sia possibile utilizzare il cibo per modulare positivamente la flora batterica intestinale con l’obiettivo di ridurne lo stato infiammatorio, fattore associato all’insorgenza dell’Alzheimer. La disbiosi, infatti, stimolerebbe l’escrezione di endotossine, lipopolisaccaridi e sostanza di derivazione microbica che aumentano la permeabilità intestinale con conseguente produzione di citochine pro-infiammatorie. Tale condizione comprometterebbe l’integrità e la funzionalità della barriera ematoencefalica e contribuirebbe all’insorgenza dei processi neuro-infiammatori alla base della patogenesi della malattia di Alzheimer.

In base a quanto detto fino ad ora è plausibile che le diete ricche di componenti anti-infiammatori possano attenuare direttamente, mediante diverse vie immunitarie, la neuro-infiammazione all’interno del cervello, e indirettamente agendo sul microbioma intestinale e sulla circolazione sistemica. L’obiettivo dell’intervento dietetico è proprio quello di migliorare la qualità dell’alimentazione, strategia utile ed efficace per migliorare il benessere generale della persona ma soprattutto la salute del cervello abbassando il rischio di insorgenza dell’Alzheimer.

Dott.ssa Giulia Massini

Ha collaborato con l'Ospedale infantile Regina Margherita presso l'ambulatorio dislipidemie e prevenzione cardiovascolare e segue progetti di intervento diagnostico terapeutico nella diagnosi precoce di iperlipemia aterogena in età pediatrica nel territorio piemontese.

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