Senza inizio..e senza fine…

Sapevo che il mio animo era troppo spazioso e ampio per accogliere una sola persona a rappresentanza dell’Amore, un solo lavoro a rappresentanza del Dovere, un solo posto da chiamare Casa. Non mi succedeva per periodi tanto lunghi, figuriamoci, poi, nell’arco di una vita.
Avevo, per questo, abbondantemente imparato a convivere con felici contrasti e beatissime incoerenze.
Diversificavo, spezzettavo, componevo.
La mia vita abbracciava pacificamente il caos e il saggio abbandonare ogni pretesa di mettere ordine, di avere coerenza, di dare un nome ai sentimenti o ai rapporti.
Provavo, il più delle volte (e talvolta riuscendoci) a vivere serenamente quello che veniva, senza farmi troppe domande e accogliendo semplicemente il presente con sincera curiosità e il più possibilmente priva di aspettative.
Si affacciava, ogni tanto, la pretesa di qualcuno o qualcosa di fare da inquilino unico nel mio stratificato e complesso animo.
Bastava che qualcuno mi facesse ridere, chiamandomi con nomi buffi o mi fischiettasse canzoncine di cartoni animati, per farmi sentire rosolata come un brasato di manzo; bastava una colleganza speciale per farmi dichiarare amore eterno a quel posto di lavoro…
E allora mi lasciavo lambire delicatamente dalla marea che talvolta dilagava il mio cuore. Accettando i sentimenti che mi scombinavano e mi costringevano al trambusto e al trasloco con me stessa.
Mi piaceva sentire le farfalle nello stomaco, il mal di pancia, il batticuore, il prospettarmi un futuro ferma in un posto sapendo bene quanto tutto quello, presto o tardi, mi avrebbe comunque portato a sentirmi intrappolata.
Ed era per quello che, ad un certo punto, avevo iniziato a cercare una personalissima strada per trovare una dimensione tutta mia in tutto quello che riguardava i legami…

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