Un Post serio.

È strano perché la settimana prossima vi parlavo del mio compleanno.
E oggi non riesco a non pensare che ieri sarebbe stato il compleanno di mio cugino, e invece il suo compleanno non è stato.
Avrebbe compiuto 37 anni di esistenza. Invece quest’anno sono 8 anni della sua sedia vuota al tavolo dei cugini a Natale, ancora posizionato in fondo e lontano da quello dei “grandi”.
La sua assenza è una grande presenza; un vuoto colmo e pesante.

Faccio spesso lunghe camminate al cimitero per interrogarmi sul senso della morte.
Ma mentre passeggio riflessiva e pensierosa mi rendo conto che è del senso della vita che mi sto chiedendo.
Di come andare avanti a dispetto dell’assenza di quei sorrisi cari, delle voci che ho paura di non ricordare o del guizzo nello sguardo di chi non vedrò mai più.
La morte è il tema principale della vita:
come elaborare quella di qualcun altro, come sopravvivere al fatto che toccherà anche a noi o come, invece, amare e sfruttare al meglio il tempo che ci rimane.
Laddove per “tempo che ci rimane” si intende una cosa ben precisa: un tempo indefinito che nessuno può quantificare.
Quando finisco queste dimesse, riflessive e pensierose passeggiate, nel silenzio e nel senso di definitivo che respiro tra quelle mura, c’è sempre qualcosa che mi sfugge e allo stesso tempo che mi imprime qualcosa addosso. C’è sempre qualcosa di inafferrabile e che, allo stesso tempo, colgo e mi porto addosso, grintosamente, quando oltrepasso il cancello e ritorno a casa.
Che non so mai se è un maggiore attaccamento alla vita o una grande serenità nel lasciarla fluire nella direzione in cui deve scorrere; una volontà maggiore di far andare le cose nel modo in cui voglio o la capacità di fare andare le cose come devono andare, tanto succedono lo stesso. Al massimo, puoi dargli un’aggiustatina se ti riesce.

Non mi viene in mente qualcosa di intelligente da dire, in questo momento, che concluda questo post inconcludente delle 4 del mattino.
Volevo condividere queste riflessioni senza raggiungere ad una conclusione. Perché la conclusione è una personalissima capriola che ognuno fa nei confronti di una cosa come la morte che è, per tutta la vita, come un sassolino scomodo nelle scarpe, che non puoi fermarti a togliere perché sei in mezzo alla gente e in mezzo alla strada. Devi solo sperare che raggiunga il posto della scarpa che ti dia meno fastidio e che ti permetta di andare avanti comunque.
Madonna che serietà oggi!

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