Il sonno: un mistero pieno di fascino e non del tutto esplorato.

Con immenso piacere condividiamo con i nostri lettori l’intervista fatta alla Dottoressa Elena Peila, specialista in Neurologia, esperta in Medicina del sonno e in tecniche di Neurostimolazione cerebrale, oggi è responsabile del Laboratorio di Neurofisiologia clinica del Centro Medico Mens CPZ nonché uno dei tre fondatori.

Un buon sonno quali conseguenze positive ha sulla salute e di conseguenza quali conseguenze negative può avere un cattivo sonno?
Purtroppo il ruolo del sonno nella vita umana è ancora troppo sottovalutato nonostante noi passiamo un terzo della nostra vita a dormire.
Partendo dalla premessa che noi non conosciamo a pieno tutte le funzioni del sonno, quello che sappiamo per certo è che il sonno ha diverse funzioni tra cui recupero delle energie, miglioramento della memoria, rigenero dei circuiti neuronali danneggiati, regolarizzazione del ciclo cardiaco ecc., ne consegue che un cattivo sonno può creare disturbi cardiovascolari, insorgenza precoce di demenze, problemi di memoria e concentrazione.

Come e quando si definisce un sonno di cattiva qualità?
Lo si definisce in base all’impatto negativo che ha sulla vita del paziente e sulla giornata, ossia chi dorme male di notte se ne accorge da quanto è stanco di giorno, un sonno frammentato, interrotto, non riposante si ripercuote spesso nella vita diurna, durante le attività quotidiane che il paziente svolge con fatica e stanchezza.
Non siamo tutti uguali, e questo vale anche per il sonno e per le ore ad esso dedicate, ci sono persone a cui bastano 3 o 4 ore per dormire bene, ad altri ne servono di più, la cosa più difficile è far coincidere le proprie esigenze di sonno con quelle imposte dal lavoro, dagli impegni e dalla società.

Quali esami si possono fare per approfondire i problemi del sonno?
Abbiamo a disposizione diversi esami sia strumentali che ematochimici, la loro prescrizione dipende da quali cause si vanno cercando, naturalmente prima di procedere con gli esami viene fatta un’attenta anamnesi del paziente con domande e anche questionari da compilare sulle abitudini del sonno.
La video polisonnografia completa è in assoluto l’esame più completo che permette di monitorare l’attività cardiaca, il flusso respiratorio, il movimento delle gambe, la saturometria e l’attività cerebrale durante una notte di sonno. E’ un esame non invasivo ed indolore ma impegnativo perché richiede il ricovero del paziente per una notte ed ha costi elevati.
Un altro esame meno impegnativo ma piuttosto attendibile è l’actigrafia che si effettua appunto con un actigrafo da tenere al polso per una o due settimane sia durante il giorno che durante la notte e serve a monitorare il sonno attraverso l’attività motoria, il neurologo specialista poi confronterà i risultati dell’esame con la percezione di qualità del sonno descritta dal paziente.
L’esame di routine è invece una poligrafia ridotta in cui si monitorano attività cardiaca, flusso aereo, respirazione e saturazione per diagnosticare i disturbi respiratori del sonno.

In quali casi viene prescritta la polisonnografia completa?
Essendo un esame complesso e completo viene prescritto nei casi in cui si ha sospetto di epilessia o si hanno delle parasonnie che spesso vengono confuse con attacchi di epilessia.
Le parasonnie sono dei disturbi parafisiologici , spesso presenti nei bambini e che preoccupano tanto i genitori in quanto non sanno dare una spiegazione e perché si sentono impotenti ma in realtà sono episodi pressoché normali che tendono a rientrare con la crescita. Diverso è se succede da adulti.
Un disturbo frequente nei pazienti con Parkinson, è l’RBD o disturbo comportamentale del sonno REM in cui il paziente è in grado di mettere in atto i propri sogni, anche in questi casi è necessario procedere con polisonnografia anche perché spesso questo disturbo è uno dei sintomi precursori del Parkinson anche di 10-15 anni.

Quali sono i più frequenti disturbi del sonno?
Il 40 % della popolazione con problemi del sonno soffre di insonnia (difficoltà a prendere sonno, insonnia di mantenimento con interruzioni del sonno, risvegli precoci al mattino) , a ruota seguono i disturbi respiratori del sonno (le famose apnee del sonno) che colpiscono maggiormente gli uomini sopra i 50 anni,  di cui il paziente non si rende conto di soffrire ma è spesso il partner ad accorgersi di queste interruzioni del respiro. Ci sono poi delle patologie del sonno più di nicchia come le parasonnie, le ipersonnie e le narcolessie.

I farmaci per il sonno creano dipendenza?
Dipende dai farmaci, alcuni come le benzodiazepine vanno assunti solo transitoriamente , in corrispondenza di un
momento particolarmente difficile o stressante con l’intenzione di sospendere una volta terminato il periodo di forte stress psicologico ed emotivo, questi farmaci assunti per lungo periodo danno tolleranza e dipendenza, per questo motivo per le insonnie croniche non vengono utilizzati, bensì vengono utilizzati farmaci della famiglia degli antidepressivi (anche perché i circuiti che regolano il ciclo sonno-veglia sono gli stessi che regolano l’ansia e l’umore, quelli della serotonina). In questo modo si può agire sui disturbi del sonno evitando gli effetti collaterali da hangover che hanno gli ipnotici.

Nella nostra società, sempre frenetica e ansiosa, con molti impegni e preoccupazioni, tanti stimoli, anche visivi (social, smartphone, tablet ecc) sempre connessi, il corpo e il cervello fanno più fatica a dormire e a dormire bene rispetto al passato?
Sicuramente sì, quello che gli esperti di medicina del sonno fanno o dovrebbero sempre fare quando visitano un paziente che soffre di insonnia, prima ancora di prescrivere farmaci o di consigliare una terapia cognitivo- comportamentale, è fornirgli una corretta educazione al sonno, le regole base di una buona igiene del sonno, quelle che forse conosciamo tutti ma in pochissimi applichiamo: non assumere caffè dal pomeriggio in poi, evitare gli alcolici, ma anche la cioccolata e tutte le sostanze “eccitanti”, non praticare attività fisica dopo cena, cercare di andare a dormire sempre all’incirca alla stessa ora, il nostro cervello è molto regolare, abbiamo una ghiandola che si chiama epifisi che produce melatonina tramite stimoli visivi in corrispondenza delle ore buie, oggi il buio naturale viene sempre più interrotto da luci artificiali nonché da tutti i dispositivi elettronici a cui siamo connessi fino a tarda sera, la loro luce blu e brillante, specialmente prima di coricarci minaccia la nostra qualità del sonno, in molti casi riuscendo anche a comprometterla.

Quanto c’è di psicologico e quanto c’è di clinico nei disturbi frequenti?
Considerando il fatto che mente e corpo sono un tutt’uno viene da sé che l’uno influenzi l’altro in maniera imprescindibile a volte, pur essendoci delle forme idiopatiche di insonnia, nella maggior parte dei casi l’insonnia è un sintomo e non una patologia, sintomo di qualcos’altro, ansia, somatizzazione di una problematica ecc.
In ogni caso ciò che ha dimostrato dare più benefici a lungo termine è la terapia cognitivo comportamentale che il paziente fa in compagnia di uno psicoterapeuta.

Qual è a sua avviso, l’elemento più affascinante del sonno e che l’ha portata ad approfondirne i meccanismi?
Quando ho deciso di diventare un Neurologo mi hanno assegnata per la tesi al gruppo della Medicina del sonno, quindi inizialmente direi per caso,  poi è diventata una vera passione e non l’ho più abbandonata perché ne sono rimasta affascinata e lo sono tutt’ora, forse proprio perché ai tempi era ancora una disciplina orfana, spesso trascurata da molti medici e poi anche per questo alone di mistero che la avvolge, ancora oggi è un campo dal punto di vista scientifico e di ricerca aperto a dubbi, domande e scoperte che sono ancora in divenire.
Il cervello umano è un qualcosa di meravigliosamente perfetto e noi ne sappiamo veramente poco.

 

Mens CPZ
… dalla Mente al Cuore

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