Nati e la depressione.

Oggi non vi parlerò di argomenti che vi faranno ridere.
Sono in depressione…e voglio fare la depressa.
Voglio crogiolarmi in questo stato di apatia, pigrizia, stanchezza e ipersonnia.
E voglio vedere tutto nero.
Adesso mi trasformo come Sailor Moon e mi travesto da paladina psichiatrica.
Canottina rosa infilata rigorosamente nelle mutandine della nonna (non si può stare depressi con le mutandine sexy, suvvia!). Maglia del pigiama infilata nei pantaloni. Pantaloni infilati nei calzettoni di spugna. E sopratutto…Potere della borsa dell’acqua calda vieni a me!
E poi letto, letto, letto. Mi metto sotto i diversi strati di piumoni, mi accoccolo al cuscino con il cane che mi scalda i piedi, mi autolegittimo perchè fuori piove e fa freddo. E mi deprimo, come una vera depressa.
Mo basta con questa positività.

Io sono una depressa livello leggendario. La serotonina sta a me come l’insulina ai diabetici.
Non ne produco tanta. E se la produco, chissà dove minchia va a finire. Ma di certo, non a me.
Non tutto il male, però, viene per nuocere. Stare così spesso depressa mi ha permesso negli anni di non farmi mai trovare impreparata ai miei giorni no.
Nei miei momenti “si”, infatti, non manco mai di preparare il terreno per affrontare la marea del male oscuro che si impossesserà di me per qualche giorno.
L’allestimento richiede un’accurata organizzazione che vi condivido.

Partiamo dal cibo. Una parte della dispensa è dedicata a quei giorni. Tonno, yogurt, pancarrè, barrette kinder, patatine, tarallini, olive. Cose facili da reperire, da non sbucciare, da non dover preparare. Da mangiare anche stesa e a occhi chiusi.
P.s. Nel tragitto che va dal riempimento della borsa dell’acqua calda fino al letto, la dispensa verrà regolarmente riposta nella sedia accanto al letto, in modo da non dovercisi alzare per procacciare il cibo.
Variazioni. Per i momenti di si-sono-depressa-ma-non-troppo c’è anche l’alternativa latte-e-gocciole o scongela-la-zuppa-di-zucca.

Vestiario. La tradizione vuole che io rimanga nel letto tuuttto il tempo a macerare come il pollo marinato.
Purtroppo, qualcosa mi impedisce di prendere la forma del materasso e la formazione delle piaghe da decupito: la pipì. Quella mia e, sopratutto, quella di Romolino, il mio quattrozampe. Che mi trova costretta ad uscire di casa almeno tre volte al giorno.
Nati si fa trovare pronta anche a quest’evenienza, dedicando una parte dell’armadio ai vestiti dei giorni no. Facili da mettere, morbidi da indossare, preventivamente abbinati. Ovviamente, se già di solito non mi preoccupo di mettere in risalto la mia bellezza e femminilità, figuriamoci in quel periodo. Quindi, maglioni enormi e informi pantaloni da tuta mi verranno in soccorso, per portare Romolo a spasso al parco. Quanto meno nelle ore di luce.
Per le ore notturne, no problem. Si esce direttamente in pigiama, con apposita vestaglietta di pile a cuoricini, babbucce viola e, nei periodi natalizi, anche il cappellino di babbo Natale. Depressa si, ma il Natale è Natale.

Tecnologia e affini. 
Una lunga prolunga con ciabatta dodici prese verrà riposta sotto il letto con caricatori di tutti i dispositivi in mio possesso, pronti all’utilizzo con il minor spreco di energie possibili.
E, sopratutto, la chrome cast, il televisore adeguatamente direzionato al letto pronto a trasmettere tramite lo smartphone sullo schermo ogni tipo di programma abbinato alle sfumature di grigio-nero del mio umore: commedie romantiche a sfondo Natalizio; film sentimentali in cui qualcuno è malato, muore o è già morto, nel caso voglia piangere; puntate scelte di Friends o Sailor Moon (aridaje co’ Sailor Moon), in cui posso rivedere le mie puntate preferite, nell’ordine in cui voglio io. Saltando le parti che mi piacciono di meno, andando avanti e indietro.
Sono depressa, non posso vedere anche in tv momenti che non mi piacciono!
Nelle giornate in cui la depressione lascia spazio anche alla malinconia, film tratti da storie vere in cui uomini e donne caparbie e intelligenti, anzichè buttarsi nel letto, hanno cambiato il corso della storia con atti valorosi e coraggiosi. Così, giusto per sentirmi un pochino incapace.
E, infine, la Walt Disney. L’extrema ratio. L’uomo che convinse un’intera generazione che un principe e una principessa vivranno per sempre felici e contenti, quando io sono troppe persone già da sola. E non sono neanche del tutto convinta di voler rimanere per sempre con me!

Per il resto, coinquilini, amici, gruppi Whatsapp sono adeguatamente avvisati e adeguatamente formati.
Anche se quella che fa più paura a tutti non è la depressione. Ma la sindrome premestruale! Di cui vi parlerò un’altra volta.

Il conteggio delle parole me ne conteggia 72o. E questo mi ricorda che il post è diventato troppo lungo.
Molti di voi mi leggono sul gabinetto, e 720 parole sono troppe non solo per la minzione, ma anche per l’alvo!
Perciò mi fermo qui. Ho già messu su l’acqua a scaldare e preparato tutto.
Amici, vado a letto!
Buon week end a tutti.

Ci vediamo Venerdì.
Nati

Un pensiero riguardo “Nati e la depressione.

  • 16 Novembre 2019 in 15:49
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    Ahahah serotonina in vacanza! 🤣🙈

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