Nati, l’insonnia e le benzodiazepine.

Sbagliare i nomi delle persone e chiamarle con i nomi di un clistere non è l’unica cosa esilarante a cui sono soggetta.
Un’altra cosa particolarmente divertente è anche il mio rapporto con il sonno e con le benzodiazepine, le medicine per dormire.
Perché prendo le medicine per dormire…è presto detto. Siamo qui per parlare di problemi invisibili, giusto?
Da quando sono piccola, sono soggetta ad una naturale inversione del ciclo sonno-veglia. Per farla breve, naturalmente dormo di giorno e sto sveglia di notte.
Il mio sonno non arriva mai prima delle sei del mattino mentre fino alle 17 del pomeriggio sono una rincoglionita olimpionica.
La mia giornata inizia intorno alle 18 e finisce intorno alle 5 del mattino.
Scientificamente si chiama sindrome della fase di sonno ritardata.
Quando al mattino alle 8 la gente mi vede on line su Whatsapp mi chiede sempre: ma sei sveglia per la pipì o non sei ancora andata a letto?
E la parte difficile non è trovare lavoro, mantenerlo, non addormentarmi sulla scrivania, non avere colpi di sonno mentre vado a lavorare, arrivare in tempo a qualsiasi cosa si debba fare prima delle 15, partecipare ai matrimoni di mattina, presenziare ai pranzi di famiglia o trovare un negozio aperto a Torino per fare la spesa… è l’organizzazione della vita sociale che richiede non poca fantasia.
L’aspetto curioso dei problemi di salute invisibili o dei problemi insoliti è appunto questo: spiegarlo e trovare comprensione in chi ha a che fare con te.
All’inizio, non avendo la faccia tosta che ho adesso, mentivo spudoratamente. Inventavo scuse. “Non sto bene”, “non mi va”, “Ho il cane che si morde la coda e non posso uscire”.
Poi ho capito che lasciare a bocca aperta la gente con estrema onestà era almeno più divertente, oltre che liberatorio. E devo dire che chi vive intorno a me ormai non ci fa più caso ai miei orari.
Ma nonostante i progressi, devo ancora convincere alcune persone che dormire fino a tardi non fa di me una fannullona.  Così come devo anche convincere la gente che quando dico che voglio lavorare di notte, non significa necessariamente che voglia prostituirmi.
Insomma, vi ho spiegato tutto sto baraccone per dirvi che per aiutarmi a dormire di notte e svegliarmi al mattino il medico mi propose qualche anno fa di usare queste famose benzodiazepine.
Degli ipno-induttori, insomma. Qualcosa che mi inducesse il sonno artificialmente e che mi permettesse di dormire ad orari cristiani e di svegliarmi ad orari socialmente utili il giorno dopo.
Quindi, alla sera, ancora oggi,  prendo queste compresse.
Il mio corpo reagisce come dovrebbe? Assolutamente no. Come al solito reagisce anarchicamente.
Anziché addormentarmi, mi lascia per almeno un’oretta in una fase in cui sono praticamente drogata, ma non me ne accorgo.
Quindi faccio quello che devo fare come se fossi cosciente ma senza ricordarmene il giorno dopo.
Non sto solo parlando di foto nuda che probabilmente ho mandato. Anche di cose più semplici.
Tipo mangiare furtivamente, andare a dormire dalle amiche per poi svegliarmi nel pieno della notte, a casa loro, pensando di aver fatto sesso con qualche sconosciuto. E iniziare a toccarle nel buio per capire chi siano.
La cosa più esilarante mi accadeva, però, quando abitavo da sola.
Abitavo al nono piano di una palazzina che non era in una cattiva zona, ma era in una strada di confine tra la zona bella e meno bella di Torino. Capitavano spesso sotto casa spacciatori e prostitute. Con cui, ovviamente, avevo fatto amicizia anche grazie a Romolo, il cane più ruffiano del mondo.
Prima di andare a nanna, verso le tre, portavo il cane fuori per l’ultima pipì.
Era difficile uscire alle tre del mattino in vestaglietta con cuoricini e babbucce viola con il cane che si stendeva e rotolava ai loro piedi per le coccole e far finta di nulla. Quindi mi succedeva non di rado che si chiacchierasse del più e del meno. Soprattutto con Momo, lo spacciatore più gentile e chiacchierone dei dintorni, con cui diventai presto culo e camicia.
Momo, che di fattoni se ne intendeva, aveva capito che qualcosa non quadrasse quando avevo cominciato a portare a spasso Romolo con il cappellino di babbo Natale (non trovando l’altro cappellino) . Accorgendosi, per altro, che non parlavo: sbiascicavo e trascinavo le parole in maniera sospetta.
Saggiamente, una notte decise che andavo tenuta d’occhio anche io come le prostitute. E prese a scortarmi nella consueta  passeggiata dell’isolato, facendomi dei grandi cazziatoni: “tu pazza a quesd’ora della notte sola. Portare io te, non si sa mai chi potere incontrare a quesd’ora”.
Fu una gran bella invernata quella delle mie passeggiate notturna di me rincoglionita dalle medicine con lo spacciatore Momo, alle quali a volte si univa anche qualche prostituta. Mentre Romolo scodinzolava felice.
La mattina ricordavo qualche stralcio di conversazione e ,quando lo raccontavo divertita su Facebook, mia madre mi chiamava urlando, incolpandomi della sua futura morte da attacco di cuore.
La notte che decisi che non sarei più uscita di casa benzodiazepinata, però, la ricordo benissimo.
Eravamo io, Momo e Romolo.
Ad un certo punto vidi la polizia superare l’incrocio e venirci incontro.
Ricordo bene che pensai subito a cosa dire a mia madre quando l’avrei chiamata dal carcere per la cauzione.
Da cosa comincio? Dal fatto che fatta di medicine per dormire esco di casa alle tre del mattino? Dal fatto che mi faccio scortare da uno spacciatore?
Madonna, e che dico a ‘sti qui adesso che mi fanno parlare e si accorgono che sbiascico da paura? Non è lui che spaccia. E’ mio cugino che fa il farmacista!!!
Iniziai a sudare, benché fosse inverno. Ero troppo rincoglionita per attuare un diversivo, un piano b, un cambio di itinerario. Quindi, con la mia vestaglietta di pile con i cuoricini, le mie babbuccette viola mi apprestai ad affrontare il poliziotto che accostò, abbassò il finestrino e mi chiese: “sono giorni che vedo il tuo cagnolino, è proprio bello. Lo possiamo accoppiare alla mia cagnetta?”.
Risposi nella maniera più dignitosa possibile: ho castrato il mio cane e dovrebbe farlo anche lei.
Non fu così sottile da dirmi…che le femminucce non si castrano. Ma comunque, fatta e in compagnia di uno spacciatore, avevo avuto il coraggio di cazziare un poliziotto!

Il post è venuto fuori lunghissimo, e mi cazzierete, già lo so.
Quindi è arrivato il momento dei convenevoli.
Morale di questo post: non prendete le benzodiazepine se non prescritte dal vostro medico di fiducia;
non andate da mio cugino in farmacia, perché non ve le spaccia come fa con me;
non sentitevi mai soli, anche se vi sentite incompresi e invisibili.

Per quanto strambi possiate essere, ci sarà sempre un Momo sotto casa disposto ad accompagnarvi in giro anche se avete una vestaglia a cuoricini, delle pantofole fosforescenti e portate a febbraio il cappellino di babbo Natale.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *