La neuroprotezione nell’atrofia multisistemica

L’atrofia multisistemica è una patologia neurodegenerativa che colpisce 1,9-4,9 persone per 100000 abitanti ed è una delle principali diagnosi differenziali della malattia di Parkinson in pazienti con parkinsonismo neurodegenerativo. Le persone affette da atrofia multisistemica sviluppano velocemente disabilità severe, tra cui disfunzioni autonomiche (ipotensione ortostatica severa, incontinenza urinaria, difficoltà respiratorie), disartria, disfagia e problemi della marcia e dell’equilibrio. La patologia è sporadica e l’eziologia sconosciuta. È caratterizzata da un’espansione delle inclusioni citoplasmatiche composte da aggregati di α­ sinucleina, la stessa proteina coinvolta nella patogenesi della malattia di Parkinson e nella degenerazione delle strutture nigrostriatali e olivopontocerebellari. La diagnosi definitiva è possibile solo post mortem, la diagnosi in vivo è basata su criteri clinici. Non esistono biomarker e non sono disponibili terapie sintomatiche o neuroprotettive. Pertanto, come per le altre proteinopatie neurodegenerative, individuare un trattamento per l’atrofia multisistemica è imperativo.

Recentemente, Levin et al. hanno riportato i risultati di un trial che investigava se il polifenolo gallocatechina, un inibitore dell’aggregazione di alfa-sinucleina, sia sicuro ed efficace nel rallentamento della progressione di malattia in 92 pazienti. L’endpoint primario era un cambiamento nella baseline a 52 settimane dello score di esaminazione motoria Unified Multiple System Atrophy Rating Scale (UMSARS). Questo non è risultato variare tra il gruppo trattato e il gruppo placebo. Tuttavia, si è registrata una riduzione dell’atrofia cerebrale in 11 pazienti dei 32 sottoposti a RM. Il farmaco è emerso, inoltre, essere ben tollerato anche se associato a epatotossicità in alcuni pazienti.

Questo studio è uno dei più ampi e meglio disegnati clinical trials effettuato in pazienti affetti da atrofia multisistemica, che però, purtroppo, si unisce alla lista dei trial clinici con risultati negativi della decade passata. Probabilmente la definizione di efficacia di trattamento come una riduzione del 50% dello score motorio UMSARS è stata troppo ambiziosa, ma la riduzione dell’atrofia cerebrale alla RM, anche se il numero di pazienti era basso, rappresenta il primo risultato positivo in un trial in pazienti con atrofia multisistemica e promuove ulteriori ricerche. Inoltre, nonostante i risultati insoddisfacenti per l’outcome primario, questo lavoro aggiunge conoscenza a quella già ottenuta in trial precedenti, aiuta l’avanzamento nel campo e può potenzialmente guidare il miglioramento del design di nuovi studi con migliori possibilità di successo.

Fonte: https://www.thelancet.com/journals/laneur/article/PIIS1474-4422(19)30201-7/fulltext

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *