Parkinson: importante la figura del medico di base per non sottovalutare i primi sintomi

Il Parkinson è una malattia neurodegenerativa causata dalla progressiva morte delle cellule nervose (neuroni) situate nella cosiddetta sostanza nera, una piccola zona del cervello che, attraverso il neurotrasmettitore dopamina, controlla i movimenti di tutto il corpo.
I pazienti affetti dal morbo o malattia di Parkinson sanno bene che i primi sintomi quali tremore, rigidità e lentezza nei movimenti sono una costante della loro vita quotidiana.

E’ la dopamina dunque la principale causa di questa malattia.

Durante l’iniziativa svoltasi lo scorso novembre ad Arezzo presso l’Ospedale San Donato e dal titolo “Il 2018 tra complessità, bisogni, prospettive e impegno comune” sono intervenute diverse autorità ed esperti tra cui Piero Coleschi, direttore del Centro Parkinson ed Enrico Desideri, direttore  generale dell’Asl Toscana sud est, organizzatrice dell’evento, che così si è espresso: ” Intercettare i primi sintomi di una patologia cronica è importantissimo per tenere sotto controllo il decorso della malattia e iniziare subito la terapia, ecco perché è stata istituita la Rete del Parkinson, ovvero un percorso condiviso con il medico di famiglia che ai primi sintomi del paziente lo indirizza ai professionisti ospedalieri per una diagnosi precoce. Una volta fatta la diagnosi, il paziente sarà seguito da un’equipe in cui il medico di famiglia e lo specialista collaborano con controlli periodici programmati, al fine di evitare l’evoluzione della malattia e l’insorgenza di complicanze e disabilità”.

Oggi in Italia i malati di Parkinson sono circa 300.000 con netta prevalenza della popolazione maschile e con insorgenza media intorno ai 60 anni.

Purtroppo quando si pensa al Parkinson si rischia di essere poco realisti in quanto siamo abituati a considerare solo un sintomo, quello del tremore alla mano, quando in realtà non è l’unico sintomo e nemmeno il principale, basti pensare che più del 30 % dei pazienti non possiede questo sintomo, ma invece possiede una forte rigidità agli arti, intesa come un’opposizione dell’arto a compiere il movimento desiderato.
Come sintomi e malattie consequenziali e correlate al Parkinson possiamo avere la depressione per il senso di impotenza e di perdita dell’autonomia, problematiche del sonno e anche demenza.

E’ chiaro che essendo talvolta così blandi i sintomi, specialmente ad uno stadio iniziale è facile sottovalutarli, soprattutto da parte della fascia di popolazione compresa tra i 40 e 50 anni che spesso tende a sottovalutare sintomi quali la rigidità muscolare confondendola con una semplice infiammazione dovuta a reumatismi o postura scorretta. Di qui l’importanza di una diagnosi precoce e del ruolo del medico do famiglia.

Oggi l’approccio alla malattia di Parkinson è in parte farmacologica e in parte riabilitativa e mira ad rallentare il decorso e a alleviare i sintomi.

 

Fonte: InSalute News

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