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Nuove frontiere della terapia: Stimolazione Transcranica a Corrente Diretta (tDCS)

Nonostante gli sforzi fatti fino ad oggi per migliorare l’esito dei danni cerebrali quali traumi, ictus o altre patologie del sistema nervoso, attualmente il recupero funzionale è spesso limitato. La ragione risiede nella difficoltà di valutare e quindi guidare la plasticità neuronale dopo un danno cerebrale.

Nel corso degli ultimi 50 anni, il progressivo sviluppo di nuove tecniche di stimolazione cerebrale non invasiva, ha aperto nuove possibilità nella riabilitazione dei disturbi motori e cognitivi. Anche se il raggiungimento di un recupero funzionale completo è ancora una meta lontana, la recente introduzione di tecniche di neurostimolazione e neuromodulazione nei protocolli di riabilitazione, ha permesso di ottenere dei risultati convincenti nella terapia di numerosi disturbi.

La Stimolazione Transcranica a Corrente Diretta o tDCS, è una delle tecniche di stimolazione non invasiva più utilizzate in neuroriabilitazione.

Si tratta di una tecnica di neuromodulazione che consiste nella applicazione di correnti deboli, direttamente sullo scalpo e pertanto può interagire con l’attività del tessuto cerebrale sottostante, senza tuttavia indurre correnti elettriche al suo interno. Il suo principale effetto è quello di modificare il potenziale elettrico della membrana cellulare. In questo modo può favorire o inibire l’attività della cellula e pertanto indurre degli effetti secondari sulla capacità del cervello di effettuare un determinato compito. Ciò significa che, a seconda del tipo di stimolazione che viene applicata sullo scalpo, è possibile facilitare o inibire un determinato movimento del corpo o una determinata capacità come ad esempio il linguaggio, la vista, la memoria o l’attenzione. Anche l’umore può essere significativamente modificato da questa tecnica di stimolazione. Altri effetti minori che sono stati osservati sono il miglioramento della micro-circolazione cerebrale e la riduzione dei processi infiammatori del sistema nervoso.

L’applicazione della tDCS ai pazienti è molto semplice ed è un processo indolore. Vengono applicati alcuni elettrodi sullo scalpo, in sedi diverse a seconda dell’effetto che si desidera ottenere; gli elettrodi sono collegati ad un piccolo dispositivo portatile eroga correnti a bassa intensità (1-2mA). Il paziente può sentire un leggero calore sulla cute, ma non sente né dolore, né la sensazione di scossa elettrica. Durante la stimolazione il paziente è libero di muoversi e di parlare. Infatti, uno dei vantaggi di questa tecnica, è la possibilità di utilizzare sistemi portatili che consentano al paziente di eseguire esercizi riabilitativi nel corso della stimolazione. L’efficacia della tecnica è enormemente ampliata se la stimolazione viene accoppiata a un protocollo riabilitativo. Per esempio il paziente che deve recuperare la motilità della mano, durante la stimolazione potrà effettuare esercizi mirati al recupero della la mano lesa con il supporto del fisioterapista. Allo stesso modo, il paziente con un disturbo della memoria o dell’attenzione potrà esercitarsi in compiti cognitivi con l’aiuto del neuropsicologo, mentre il paziente con un disturbo depressivo potrà associare la stimolazione alle sedute di psicoterapia.

La stimolazione abitualmente ha una durata di circa 20 minuti e deve essere fatta quotidianamente per almeno 15 giorni consecutivi, tuttavia, in base al disturbo del singolo paziente, possono venire applicati protocolli ad hoc che prevedono tempi di stimolazione diversi.

Quali sono le applicazioni cliniche della tDCS?

La Divisione Europea della Federazione Internazionale di Neurofisiologia Clinica ha contribuito, nel settembre 2016, alla stesura di un documento che sintetizza le principali indicazioni cliniche e terapeutiche della tDCS. Attualmente il campo di applicazione della neurostimolazione è piuttosto ampio e le patologie che possono beneficiare di questa tecnica di stimolazione includono sia disturbi neurologici che psichiatrici. L’ictus cerebrale è una delle patologie in cui più frequentemente queste tecniche vengono applicate, al fine di stimolare il tessuto nervoso leso a recuperare alcune delle sue funzioni e ad inibire l’attività aberrante di circuiti cerebrali che abitualmente si instaurano e si automantengono dopo un danno al sistema nervoso. E’ stato comunque osservato un discreto beneficio anche in altri disturbi del movimento quali ad esempio la Sclerosi Multipla e la Malattia di Parkinson. L’applicazione di queste tecniche in pazienti con disturbi cognitivi, come le turbe del linguaggio (afasia), deficit di attenzione e di memoria ha dato dei risultati piuttosto soddisfacenti. Pertanto nella gestione di alcune patologie degenerative (Demenza Senile, Malattia di Alzheimer) può essere indicato l’utilizzo della tDCS su alcuni pazienti selezionati, pur tenendo conto che tuttavia non può modificare la storia naturale di queste malattie. Un altro campo in cui la neurostimolazione trova vasta applicazione è la gestione del dolore cronico. Dal 2008 infatti le tecniche di neurostimolazione sono state inserite nelle Linee Guida Europee per la gestione del dolore cronico farmaco-resistente. Alcuni studi dimostrano che l’applicazione della tDCS in pazienti con dolore cronico neuropatico può ridurre l’intensità del dolore dal 30 al 50% sulla scala di intensità VAS. Inoltre una significativa riduzione dell’intensità del dolore è stata osservata in pazienti affetti da Fibromialgia, una patologia cronica spesso di difficile gestione terapeutica.

In campo psichiatrico la Depressione è senza dubbio la patologia che più frequentemente trova indicazione alla tDCS e storicamente è stata uno dei primi disturbi in cui sono state applicate con successo le tecniche di neurostimolazione. Il razionale dell’applicazione di queste tecniche si basa sulla consapevolezza che nei paziento depressi esista una asimmetria funzionale e strutturale della corteccia cerebrale prefrontale dorso-laterale destra e sinistra. Lo scopo della neurostimolazione è quello di “normalizzare” lo squilibrio che esiste nella attività neuronale dei due emisferi cerebrali nelle aree considerate. I protocolli previsti per la depressione sono abitualmente un po’ più lunghi rispetto a quelli utilizzati per altre patologie neurologiche e possono giovare della associazione delle sedute di stimolazione ai colloqui di psicoterapia. Infine sono stati recentemente osservati risultati convincenti dopo l’applicazione di tDCS in pazienti affetti da dipendenze, craving e tabagismo. In conclusione, la Stimolazione Cerebrale a Corrente Diretta è una tecnica di stimolazione cerebrale non invasiva che permette di supportare e potenziare gli effetti delle tradizionali terapie sia farmacologiche che riabilitative, in molte patologie del Sistema Nervosa Centrale. Sicuramente le reali potenzialità di queste tecniche e i meccanismi fisiologici che ne mediano gli effetti, sono ancora oggi oggetto di studio e di ricerca scientifica, ma le attuali indicazioni internazionli ne suggeriscono l’applicazione in modo sicuro, indolore, efficace e controllato in molte aree terapeutiche e riabilitative.

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